La rosa dei venti
Un viaggio in bicicletta

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I SENTIERI DELLA LIBERTA' IN OLTREPO PAVESE 

 

 

PREMESSA E AUTORIZZAZIONE
L'OLTREPO' PAVESE NELL'ULTIMO CONFLITTO
I SENTIERI (a presto anche sulle mappe di google)
ITINERARI "A TEMA".(a presto anche sulle mappe di google)
IN CAMMINO (a presto anche sulle mappe di google)
LE SIGLE
CRONOLOGIA DEGLI AVVENIMENTI PARTIGIANI IN OLTREPO' PAVESE
I SENTIERI DELLA LIBERTA' IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA
BIBLIOGRAFIA
LINK UTILI

La guerra in cammino in Oltrepò Pavese

1. Capannette di Pej - Capanne di Cosola Monte Chiappo - Monte Ebro

Tra la piramide quadrangolare del Monte Chiappo e l'imponente crinale erboso del Monte Ebro, sullo spartiacque tra le Valli Borbera, Curone, Trebbia e Staffora, il percorso conduce, con camminata bella e non troppo faticosa, attraverso alcuni luoghi simbolo di fasi decisive della lotta per la libertà.
Nell'area compresa tra Capannette di Pej, Capanne di Cosola e i boschi del Monte Chiappo si era stabilito, nel maggio 1944, il primo nucleo delle formazioni garibaldine, guidato da 'Americano' e 'Remo', che avevano fatto della zona la loro area operativa iniziale. Nell'estate, con la costituzione della Brigata 'Capettini', a Capanne di Cosola resterà di stanza un distaccamento (L'Ercoli). Durante il grande rastrellamento autunnale l'intero crinale Giarolo/Ebro/Chiappo/Antola diventa il punto di riferimento del drammatico arretramento partigiano nel gelo e nella neve incalzati dai mongoli e dai tedeschi. Dopo che, il 14 dicembre, alcuni gruppi di partigiani dell'Oltrepò, insieme a un grosso contingente della 'Cichero', tentano di fermarla a Capanne di Cosola, la colonna mongolo-tedesca dilaga nell'intera zona mettendola a ferro e a fuoco, prima di controllare tutto il crinale. Così annota, nel suo diario di Pej, il maestro Campanini:
" . .. Con la scusa di cercare partigiani, armi e munizioni buttano (i mongoli, n.d.r.) sossopra ogni cosa e insaccano (oltre naturalmente ai soldi, oro, orologi ecc.) vestiario, biancheria, coperte, scarpe anche facendole togliere dai piedi e chi non ha nulla da dare riceve busse e calci in abbondanza /. . ../ Mentre gli uni saccheggiano, altri razziano bestiame di ogni sorta e affrontano con le maniere più brutali le donne rimaste in paese, cercando per prima cosa di piegarle ai loro voleri, senza badare se quelle siano magari cadenti o si trovino in condizioni particolari: donne di 70 anni sono state violate, come pure spose in stato interessante al settimo e ottavo mese" sicchè "la violazione carnale è stata subita dalla quasi totalità delle donne dai 15 ai 70 anni e oltre".
Nell'ultima fase della guerra, infine, nel marzo del '45, il Monte Chiappo è al centro del progetto dei nuovi lanci alleati per rifornire 1'01trepò in vista della discesa in pianura. Con il nome in codice di 'Gladys', viene individuato come obiettivo delle missioni aeree.

Da Voghera si sale per la valle Staffora lungo la SS 461 fino a Varzi.
Presa la diramazione di destra per il Passo del Giovà, si giunge a Capannette di Pej. In circa 15 minuti, su sentiero segnato, si raggiunge la località di Capanne di Cosola (1493 m). Qui una strada sterrata sale abbastanza dolcemente verso Nord-ovest. Superata una villetta e percorsi un centinaio di metri, si imbocca a destra una pista piuttosto ripida che conduce all'erboso spartiacque tra il Borbera e il Trebbia.
Si continua verso Nord, lungo la dorsale, costeggiando una recinzione fino a guadagnare, dopo un'ora di cammino, la cima del Monte Chiappa (1700 m).
Volendo continuare, si scende, scavalcando il Monte Prenardo (1654 m) e, per tracce tra i pascoli, si giunge, lungo lo spartiacque, alla Bocca di Crenna (1553 m), l'ampia sella che separa il Chiappo dall'Ebro. Ancora per ampi pascoli si sale, con tratto piuttosto ripido, lungo una pista sterrata fino alla vetta del Monte Ebro (1700 m,I h circa dal Chiappo). Qui il panorama è vastissimo e circolare su tutto il vasto comprensorio partigiano della VI Zona. Il ritorno si svolge lungo il medesimo percorso di salita.

2. La dorsale del Monte Alpe - Monte Calenzone, tra Zavattarello e Pietragavina

La scarsa appariscenza delle due cime, collegate tra loro da una cresta quasi orizzontale sullo spartiacque Staffora-Tidone, non impedisce di godere di un bellissimo panorama pressoché circolare, alternando zone panoramiche prative a bei tratti nei boschi.
La zona costituisce davvero il 'cuore' della vicenda partigiana dell'Oltrepò, centro, tra l'altro, della vasta 'zona libera' costituitasi nel settembre del '44. Sulle pendici boscose del Calenzone trovano rifugio, fin dall'autunno del '43, renitenti e sbandati che danno origine alle prime bande; nell' estate del' 44 Pietragavina, Zavattarello, con le frazioni di Rossone e Crociglia sono teatro sia degli incendi da parte della Sicherheits per punire e terrorizzare i contadini, sia delle prime significative vittorie partigiane (conquista del castello di Pietragavina). Zavattarello è l'obiettivo, nel giugno del' 44, delle prime azioni della 'Banda del Greco'; è sede del Comando dei 'garibaldini' (con un distaccamento permanente a Tovazza) e, il 15 agosto, della controversa fucilazione dei militi della GNR e della 'Monterosa' catturati pochi giorni prima a Pietragavina; nel febbraio del '45 vede precipitare nei suoi cieli un aereo alleato mentre attua lanci di armi per i partigiani; un mese dopo è sede della missione inglese M 12.

Ma tutta la costa dell' Alpe e il crinale Alpe-Calenzone costituiscono l'estrema linea difensiva della VI Brigata GL (con alcuni rinforzi della 'Crespi') durante la difficile battaglia del Peni ce del 26 agosto del '44, mentre la IV brigata GL si trova schierata tra casa Ciocca e il passo del Penice.
La stessa zona è, infine, investita dalla prima e devastante forza d'urto nazifascista durante il rastrellamento autunnale, con violenze, distruzioni e un estremo tentativo di evitare l'accerchiamento da parte di nuclei garibaldini proprio sull' Alpe-Calenzone.
Da Varzi (o da Romagnese, via Casa Matti) si raggiunge l'Oratorio dell'Ospedaletto (1101 m). Parte da qui un'agevole strada sterrata che, in breve, raggiunge i primi contrafforti della Costa dell'Alpe. Deviando a destra, per i prati si sale alla più alta delle due cime dell'Alpe (1259 m).
Tornando sulla Costa, con splendido panorama sulla valle Staffora, si prosegue per circa un chilometro lungo il crinale con modesti saliscendi, attraversando il fianco sud-est dei Poggio li d'Alpe. Si lascia, a sinistra, la diramazione per S.Cristina e, poco oltre, sulla destra, la strada che porta al Monte Zuccarello e a Casa Ariore, proseguendo lungo la Costa di Castelvecchio, fino alla sella prativa del Monte Calenzone. Con breve deviazione a sinistra si raggiunge la cima (1151 m). Tornati sulla strada sterrata si può scegliere tra tre alternative. La prima, quella di tornare all'Oratorio dell'Ospedaletto e, quindi, al Passo del Penice, lungo la stessa via percorsa all'andata. La seconda è quella, invece, di scendere a Pietragavina, in un'ora circa, attraverso una bella faggeta e, dopo aver superato il torrente Morcione e incontrata una sorgente a quota 980 m, con svolta a destra raggiungere il passo di Pietragavina. La terza alternativa, infine, - senz'altro la più lunga - contempla la discesa a Zavattarello (550 m) attraverso la radura della Rivassa (1005 m). A un bivio si svolta a sinistra, scendendo nel bosco sino alla strada asfaltata che collega Tovazza con Zavattarello (739 m). Dopo una breve discesa, la si abbandona, continuando a destra, lungo un sentiero che scavalca il monte Fernisio (781 m), per immettersi, nei pressi di C. Rosa, sulla strada asfaltata per Zavattarello, e scendere fino al borgo.