Il nostro gruppo ha portato sempre in avanti la conoscenza dei sentieri dapprima con i percorsi conosciuti e poi man mano sviluppando altri percorsi, allargandosi sempre di più. Certo non è sempre andato tutto e bene e spedito, molto spesso la continua sete di sentieri nuovi, ci portava nel bel mezzo di un bosco fitto o sopra un dirupo dove naturalmente il nostro sentiero si perdeva con le fatiche che vi lasciamo immaginare nel ritrovare la via perduta; a volte si è dovuto percorrere lo stesso sentiero quattro o cinque volte per trovare quel bivio che ci permetteva di completare il percorso prefissato. Sentiero dopo sentiero è nata la esigenza di mettere tutto questo sapere in una guida che tutti possono usare e quale occasione migliore si un sito web. Passiamo così alla guida vera e propria facendo delle considerazioni di base sulla costruzione della guida e passando poi ad entrare nel dettaglio dei percorsi spiegando come è stato rilevato e costruito nelle sue descrizioni (editing).
Partiamo da alcune esigenze di base per definire la tipologia di escursione; la estensione del percorso sarà al massimo in 30 Km, con durata massima di una giornata, con esigenza logistica di far coincidere l’inizio del percorso con la fine; il grado di dettaglio è dovuto grazie all’aiuto che ci ha dato il “GPS” (Global Positioning System) che ci ha fornito la maggior precisione dei dati rilevati. Il lavoro di raccolta dati delle escursioni delle nostre zone è stato fatta oltre che con note scritte, anche con fotografie e filmati non solo dei luoghi toccati durante la escursione ma anche dei vari paesi, dei luoghi di importanza archeologica e storica che si trovano nella delimitazione del territorio indicato. E’ comunque opportuno avvisare che, quando si andranno ad effettuare queste escursioni, si potranno riscontrare delle diversità, poiché le modificazioni sul territorio sono continue. Ci riferiamo ad esempio all’asfaltatura di strade campestri e forestali, alla trasformazione di sentieri in piste di esbosco, alla collocazione di stanghe e tabelle di divieto, alle alterazioni causate dagli eventi atmosferici, alle nuove indicazione che le comunità montane e/o escursionistiche andranno ad inserire. Credo che il vostro aiuto sarà quanto mai opportuno per tenere aggiornata questa parte di itinerari “preconfezionati” ma anche al data base dei sentieri, segnalando diversità, aggiornamenti, insomma tutto ciò che riteniate opportuno, mandandomi files, e se possibile anche foto, che sarà mia cura verificare ed inserire come variante.
il primo passo riguarda gli strumenti che abbiamo usato per rilevare tutti i dati di altimetria, distanze, tempi ecc. che si riassumono nella tabella riepilogativa dei dati. Per la costruzione di questo progetto abbiamo già indicato quali sono gli strumenti che più si sono resi utili, ma devo dire che l’avvento del GPS ha sbaragliato il campo dando una notevole quantità di dati dalla precisione assoluta tra cui: velocità, spazio percorso, tempo, unico neo resta l’altimetria che è una combinazione di dati barometrico/satellitare, ma con una continua taratura alle altimetrie conosciute fornisce un dato comunque molto affidabile. Non finiscono qui di certo i dati che il GPS ci può offrire e con bussola e cartina topografica possiamo orientarci in ogni punto; possiamo memorizzare percorsi interi (tracklog) e memorizzare qualsiasi punto (waypoint) quali bivi, colli, passi, ecc. e riportarli su supporto informatico; possiamo ripercorrere la strada a ritroso senza sbagliare di un passo. Unica nota stonata di tutti i GPS sono le pile che vengono “divorate”, avendo una autonomia di max 20 ore. Sappiate come nota integrativa che in casa, in mezzo a muri spessi ed alti (anche solo un paesino dai vicoli chiusi e stretti) o in mezzo a gole profonde e chiuse il GPS non rileverà i dati perdendo il segnale con i satelliti. Abbiamo usato inoltre un orologio che rileva oltre alla bussola anche l’altimetria ed un normale contachilometri da bicicletta per il rilevamento delle distanze e dei tempi di percorrenza; tutti questi dati sono forniti dal GPS quindi possono essere usati come dati di raffronto ed ulteriore conferma. Questi ulteriori strumenti sono abbastanza affidabili e lo scarto che possono dare alla fine della giornata è davvero minimo (rilevando la velocità che dava il GPS in contemporanea con quello rilevato dal contachilometri, i due dati erano praticamente molto simili). Certo non bisogna dimenticare che una cattiva taratura dello strumento provoca delle differenze notevoli sul totale, quindi bisogna tenere sempre le condizioni originali della ruota dove è stato posizionato il sensore all’epoca della taratura.
Guida all’utilizzo del Global Positioning System (GPS) : Si tratta di un ricevitore che elabora i segnali di posizione inviati dai satelliti e li traduce in una posizione, fornendo di base alcuni dati quali la latitudine e longitudine, che può essere riportata su una cartina topografica per sapere dove siamo, dove siamo passati, e che direzione dobbiamo prendere per dirigerci verso un determinato punto. Come già indicato i modelli di GPS attualmente in commercio non fanno solo questo, per esempio il modello usate da me fornisce anche l’altitudine. Bisogna aggiungere anche che non tutti i ricevitori sono utili nella navigazione terrestre, perché il sistema nasce ed è stato principalmente sviluppato per la navigazione vera e propria, quella in mare. Non potendo addentrarmi in complicate spiegazione sul sistema di ricezione si può ridurre il tutto a ciò che andremo indicare : innanzitutto bisogna avere una visibilità abbastanza ampia del cielo, poi se le condizioni lo permettono andremo a fare il punto detto fix che è quel punto che il GPS crea al momento della sua accensione per determinare la sua posizione; sappiate però che in mezzo ai grattacieli o in fondo ad un canyon è necessario che il ricevitore abbia a disposizione almeno tre satelliti visibili per avere un fix su due dimensioni (latitudine + longitudine), mentre servono almeno quattro satelliti per avere anche l’indicazione relativa all’altitudine, meglio se, per avere un valore di altitudine attendibile, abbiamo a disposizione praticamente tutti i satelliti visibili, ed in questa situazione sono comunque possibili errori dell’ordine di svariate decine di metri, per cui è necessario tarare lo strumento aggiornando la altitudine ogni qualvolta la conoscete. Il governo degli Stati Uniti è il proprietario del sistema di satelliti ma ha mantenuto nel sistema GPS (fino al 1 maggio del 2000) un “errore indotto” chiamato SA (selective availability). Questo errore riduceva la precisione del sistema a circa 100 metri e anche più, di approssimazione in maniera casuale, rendendo molto difficili le letture precise della posizione. Soprattutto la ricerca di una posizione marcata era difficoltosa in quanto all’errore presente all’epoca del rilevamento si aggiungeva l’errore nel momento della ricerca effettuata in un secondo tempo e le ragioni per il quale manteneva il diritto di “confondere le idee” lo si può immaginare.. Questa condizione ha favorito negli anni scorsi lo sviluppo del sistema DGPS (Differential GPS) da connettere al GPS per aumentarne la precisione. Ad oggi questo sistema, che si basa su radiofari terrestri che inviano dei fattori di correzione, non ha quasi più ragione di esistere in quanto la precisione di un qualsiasi terminale e dell’ordine della decina di metri , più che sufficienti per un utente comune. Con un sistema DGPS, comunque, si raggiungono precisioni ancora superiori, intorno ai cinque metri. Ogni tanto e nelle occasioni che anche qui si possono immaginare, si riservano la proprietà del sistema e la possibilità di sospenderlo, anche selettivamente, sulle zone “non amichevoli”. Nel frattempo gli U.S.A. hanno sviluppato un nuovo sistema di localizzazione, criptato, basato su una diversa rete satellitare che non è disponibile per il pubblico e garantisce una precisione ancora più elevata, inferiore al metro; facendo mente locale tutte le televisioni durante al guerra del golfo o in Iraq veniva spesso evidenziato la precisione dei missili statunitensi che dovevano colpire obbiettivi bellici, anche se in qualche caso qualche il missile non andava esattamente a colpire dei bersagli prestabiliti, sicuramente però il disastro non è da imputare al sistema ma ci sarà stato qualche errore umano. Tornando ai vari sistemi oggi esiste anche quello europea “il sistema WAAS”, che garantisce agli strumenti compatibili (ormai i nuovi GPS lo sono quasi tutti) una precisione attorno ai due metri!
Acquisto del “GPS” : Prima di fare un acquisto inutile o poco adatto alle proprie esigenze : fondamentalmente esistono due tipi di GPS : il cartografico con cartine fornite dai costruttori, e quelli non cartografici che rilevano una serie di punti che poi vanno “scaricati” su PC e sovrapposti su una cartina. Diciamo subito che le dimensioni sono fondamentali: l’unità deve essere necessariamente piccola, per poterla montare sul manubrio della bici dato che un GPS nello zaino non serve a niente. Poi la scelta va fatta controllando le dimensioni i che variano dal GPS utile per le escursioni su fuoristrada o su moto o bicicletta o per chi fa trekking allora qui mi permetto di consigliare i GPS formato piccolo che pesa anche poco ed è grande come un cellulare. Altra soluzione è quella di usare un palmare con il supporto di un qualsiasi programma che possa caricare cartine topografiche, una sorta di navigatore per auto con la sostanziale differenza che potremo usarlo in montagna. Ulteriori caratteristiche importanti ma non fondamentali sono la quantità di punti (waypoint}, delle rotte (routes), e della lunghezza della traccia (track) memorizzabili nello strumento. Questo perché tutti gli strumenti, una volta raggiunto il limite di memorizzazione, a seconda delle impostazioni da voi definite nel setup sovrascrivono i punti più vecchi oppure smettono di registrare, con la conseguenza che noi ci perdiamo parte del nostro percorso. La capacità di memoria è per tutti tra i 250 ed i 500 waypoint, mentre per quanto riguarda i punti di track (la traccia del vostro passaggio) esistono dei GPS di nuova generazione che arrivano a 10000 punti. Meglio ancora se il GPS è dotato anche di altimetro e di bussola elettronica. Queste due opzioni mi hanno spinto all’acquisto accorgendomi che in buone condizioni l’altimetro è davvero preciso e lo rende un perfetto strumento per fare mountain bike.
I maggiori fornitori di GPS (Garmin, Magellan ecc.), e mi riferisco a quelli che si rivolgono all’escursionismo e all’outdoor, hanno fatto un passo in avanti, ed oggi possiamo trovare GPS cartografici, con mappe non dettagliatissime, ma di sicuro aiuto durante la nostra escursione. Un passo ulteriore sono i GPS del tipo “custom maps” che possono visualizzare sul display qualsiasi tipo di mappa topografica, anche se la procedura per poterle visualizzare è davvero complicata, ma possibile, avendoci perso parecchie ore.
Utilizzo del “GPS” : sappiate di base che la cartografia inserita nel GPS non vi servirà a niente per gli scopi mentre bisogna avere carta e bussola. in quanto lo strumento vi dice solo dove siete, e se non avete una carta topografica dove riportare la vostra posizione, serve a poco per i nostri scopi. Le carte adatte per essere usate con il GPS, solo quelle che presentano il reticolato, sia esso UTM (proiezione Universale Traversale Mercatore) oppure espresso in gradi di latitudine e longitudine. Come abbiamo già spiegato in Italia abbiamo l’IGM (Istituto Geografico Militare) che copre con la sua produzione la totalità del territorio della nostra nazione in diverse scale, da un massimo di 1:25000 fino alle meno dettagliate 1:1.000.000, tutte con reticolato UTM, e quindi utilizzabili per i nostri scopi, anche se molto vecchie e quindi con molta della rete dei sentieri modificata dall’uomo e non riportata poi su carta. Bisogna dire però che stanno uscendo le carte digitali rilevate dal satellite che hanno il reticolato espresso in latitudine e longitudine. Una volta acceso la prima cosa che vi appare è la pagina di stato dei satelliti ed inizia la ricerca dei segnali e quando il GPS ha a disposizione i dati di almeno tre satelliti, vi confermerà che è collegato fissando il punto di partenza dandovi la precisione in metri. La prima volta che si accende un GPS dopo un periodo di tempo di inattività il GPS deve fare una scansione approfondita del cielo alla ricerca dei satelliti e quindi ci impiegherà un certo numero di secondi anzi minuti mentre quando lo si spegne e accende quasi subito ci impiegherà solo qualche secondo. Se invece non riesce a localizzare i satelliti è il discorso è diverso evidentemente c’è scarsa ricezione dei satelliti per cui l’unico modo è quello di spostarsi in un punto dove il cielo sia più sgombro per avere una ricezione dei segnali più favorevole. Se, durante la navigazione, si perde il segnale dei satelliti per un qualsiasi motivo (gallerie, denso fogliame, una valle molto chiusa ecc.), il software dell’unita continuerà a mostrare una traccia diritta per circa trenta secondi, basata sulle ultime informazioni di direzione e velocità, per poi mostrarvi un messaggio di poca scarsa ricezione e smettere di fornire un fix di posizione.
E’ opportuno spendere due parole sulle batterie per l’alimentazione: sappiate che i GPS sono dei “mangia pile”, personalmente uso pile ricaricabili, le prestazioni sono indubbiamente inferiori: hanno una durata inferiore, poi l’indicatore di carica batteria non andrà oltre i 3/4 (circa) anche a pile completamente cariche, ma non si deve passare per il negozio ed acquistarle continuamente. Infine la tecnologia avanza e l’avvento dei programmi quali google map e di “google hearth” sono strumenti fantastici per riportare il tracciato, e poterlo vedere direttamente sul sentiero percorso in una ottima risoluzione. Ci sono software che uniscono le tracce o punti gps alle foto o video, questa nuova frontiera si chiama “geotag” che vuol dire riportare sulle mappe sopraindicate le foto nel punto dove il gps ci indica con latitudine e longitudine. Si puo’ fare anche per i video anche se bisogna avere la accortezza di fare cose brevi e non spezzettare i files. Tutte e due le possibilità in breve uniscono il dato del tempo alla posizione terrestre.
sono espresse in chilometri, rilevate con il GPS e mostrano un grado di precisione elevato. Il dato che fornisce il GPS può anche arrivare ad una precisione, tra punto e punto al metro.
le quote altimetriche riportate nella descrizione, sui profili altimetrici e sulle tabelle riepilogative derivano dalla consultazione di carte topografiche e di alcune guide escursionistiche; talvolta si sono rilevate delle discordanze tra le diverse mappe, generalmente lievi e quindi ininfluenti sulle caratteristiche dei percorsi. Evidenzio che il dislivello tra due punti tiene solo conto di quote indicate nelle cartine topografiche e non tengono conto delle variazioni di quota presenti lungo i tracciati ad esempio i tratti di percorso in sali-scendi. Neanche il GPS ci potrà aiutare perchè subisce l’influenza barometrica e ne abbiamo la conferma che se partiamo tarando lo strumento con la posizione esatta data dalla cartina topografica, sarà molto facile a fine percorso nello stesso punto rilevare che il GPS segni un’altra altitudine. Riassumendo possiamo dire che sapendo solamente le altimetrie conosciute ed indicate sulle cartine topografiche il dato altimetrico è indicativo e sicuramente in percorso variegati sarà sicuramente in difetto. Nelle tabelle descrittive troviamo il profilo altimetrico che ha lo scopo di fornire una immediata e sintetica visualizzazione dell’andamento altimetrico di ogni itinerario. Al piede di ogni grafico sono riportate – espresse in chilometri – le distanze progressive dei luoghi più significativi misurati dal punto di partenza. Come spiegato per una più chiara leggibilità dei profili non sono state evidenziate modeste ondulazioni e brevi cambi di pendenza, comunque irrilevanti sull’altimetria complessiva. Per motivi di impaginazione la scala delle grandezze varia da grafico a grafico. Nelle tabelle riepilogative è stato inserito un dato che riguarda la pendenza e l’esempio per il calcolo della pendenza media nei vari tratti del percorso ne indica il metodo che non vuole essere la regola ma solo un a dato approssimato che si ritiene possa essere utile.
i tempi si riferiscono quasi fedelmente a quelli impiegati da chi di solito scrive le guide , non tengono conto delle soste, e sono da ritenersi puramente indicativi. Di conseguenza per valutare con buona approssimazione il tempo complessivo necessario per ogni giro occorrerà aumentare di almeno un quarto il tempo di percorrenza esposto nelle note introduttive. Si deve precisare che non siamo degli agonisti, ma unicamente degli assidui frequentatori della montagna e che i tempi di percorrenza sono evidentemente condizionati dall’allenamento e dalla preparazione di ciascuno. Se già quanto sopra esposto deve essere considerato con ampio beneficio d’inventario, ancor più problematico risulta dare una valutazione di percorrenza media riferita a mulattiere e sentieri. Infatti troppe variabili, non solo oggettive, influenzano la determinazione di dati attendibili. Rimando al paragrafo “tempi di percorrenza” nel capitolo della preparazione della escursione.
la pratica del ciclo escursionismo a piedi con la mountain bike propone la scelta di itinerari di grande varietà non solo ambientale, ma anche nelle tipologie di tracciato che si vanno ad affrontare. Le cinque differenti tipologie che vi sono state riportate individuano altrettanti tipi di percorso suddivisi in base al genere di pavimentazione e alla larghezza della sede viabile. Di seguito riportiamo la legenda utile per una miglior comprensione delle caratteristiche degli itinerari.
costituiscono la rete viaria principale del territorio come strade statali, strade provinciali, gran parte delle strade comunali, e qualsiasi altra carrozzabile con pavimentazione in asfalto. Naturalmente la scelta degli itinerari cerca di includerle il meno possibile, non sempre è facile anche perché spesso ci si trova di fronte a cambiamenti del quale non sempre si può essere a conoscenza.
carrarecce con fondo di ghiaia o naturale quali strade forestali e boschive, accesso a malghe, rifugi, impianti di risalita, ex militari, ecc. Di solito sono sufficientemente comode e scorrevoli e, salvo rarissimi casi, non presentano mai pendenze tali da dover scendere di bicicletta. In certi ripidi punti esposti all’erosione possono essere pavimentate con cemento. Spesso si usano termini come strada sterrata o strada bianca, militare: indica solo che la strada non è comunque asfaltata ma che ha le stesse caratteristiche della carrareccia come la larghezza.
piste di esbosco: con fondo naturale di sassi, erba e terreno generalmente irregolare, che talvolta possono risultare non ciclabili a causa della pendenza accentuata. Oltre che per queste caratteristiche si differenziano dalle carrarecce per una limitata larghezza della sede che di rado supera i 2 metri. Esse venivano usate per lo spostamento degli uomini, del bestiame e per il trasporto dei raccolti e del legname e pertanto soggette a continua e minuziosa manutenzione da parte dei montanari. Si tratta per lo più di percorsi che si snodano tra boschi e prati ad una quota medio-bassa, caratterizzati da una pendenza costante, quasi mai eccessiva. Il loro fondo può costituito da sassi incastrati nel terreno con sapiente mosaico al fine di permettere un buon scivolamento delle slitte verso valle. Tale fondo lastricato, alternato a piccoli canali di scolo, garantisce un drenaggio sufficiente che impedisce all’acqua e al gelo di provocare troppi danni. Si tratta di un terreno adatto soprattutto alle discese con la bicicletta in quanta in salita si possono pedalare solo brevi tratti non troppo ripidi, a condizione che il lastricato non sia bagnato o troppo liscio. Anche la presenza di foglie secche e erbacce crea notevoli difficoltà di aderenza. In discesa invece tutte le mulattiere sono percorribili se si possiede una tecnica che consenta di scegliere la traiettoria migliore per evitare di incastrare la ruota anteriore tra le pietre, oppure di scivolare su di esse nelle curve. Richiede molta attenzione anche l’attraversamento di tratti coperti da foglie bagnate o secche che costituiscono veri e propri trabocchetti. Su mulattiere con lastricato molto liscio si devono usare i freni con estrema attenzione.
si tratta dei classici percorsi a fondo naturale utilizzati da camminatori, escursionisti ed alpinisti. La maggior parte di essi non vengono curati e quasi sempre non vengono anche indicati da segnavia, solo in qualche caso la loro percorribilità è garantita nei pressi dei centri abitati dalle locali associazioni. La larghezza è ridotta (massimo un metro) e in molti casi pure la visibilità; inoltre possono talvolta essere esposti e al margine di dirupi. La pendenza è assai variabile andando da tratti pianeggianti ad altri ripidissimi e perciò impraticabili. Il fondo può essere scorrevole oppure ostacolato da pietre, radici, gradini rocciosi, ecc. Se la prudenza è una norma da tenere sempre in considerazione, a maggior ragione sul sentieri è da rincarare la grande attenzione nella conduzione della bicicletta A bassa quota i sentieri costituiscono una rete viaria secondaria rispetto alle mulattiere ma a quote più elevate la loro presenza diventa predominante. Vengono utilizzati per la salita solo sentieri con pendenza lieve mentre sono generalmente quasi tutti percorribili in discesa con difficoltà variabile a seconda della ripidità del pendio e del tipo di terreno. Se i pochi sentieri ciclabili in salita sono quindi quelli che si svolgono su altipiani e li attraversano con tracciati in lieve pendenza. In discesa la ciclabilità è estremamente difficile perchè si deve fare uno sforzo notevole per riuscire a condurre il mezzo nella direzione giusta. Esistono poi sentieri caratterizzati da gradini naturali di roccia o da placche di pietra affioranti: prima di affrontarli in discesa si deve valutare molto bene la propria capacità tecnica in quanto e necessario un utilizzo sapiente dei freni, aiutato da un bilanciamento preciso del mezzo con il corpo. Esistono poi sentieri che si possono catalogare come traccia e si trovano su pendii o falsopiano in cui non esiste un solo sentiero ma numerose tracce scavate dal passaggio continuo e disordinato dell’uomo o degli animali. Vi sono due tipi di tracce: una costituita da un vero e proprio viottolo in mezzo alle praterie, l’altra creata dallo scorrimento dell’acqua e accentuata dal passaggio del bestiame. Se nel primo caso la ciclabilità è ottima e facile nel secondo e difficile in quanto il più delle volte i pedali cozzano contro il bordo terroso. Nei traversi a mezzacosta se la pedaliera urta contro il terreno fa perdere l’equilibrio e impedisce del tutto la progressione. E molto difficile riuscire a seguire in modo preciso le tracce in quota in quanto non sono segnalate e si perdono per lunghi tratti oppure si moltiplicano ramificandosi in ogni direzione facendo perdere l’orientamento.
si tratta dei classici percorsi a fondo naturale utilizzati da camminatori, escursionisti ed alpinisti. La maggior parte di essi non vengono curati e quasi sempre non vengono anche indicati da segnavia, solo in qualche caso la loro percorribilità è garantita nei pressi dei centri abitati dalle locali associazioni. La larghezza è ridotta (massimo un metro) e in molti casi pure la visibilità; inoltre possono talvolta essere esposti e al margine di dirupi. La pendenza è assai variabile andando da tratti pianeggianti ad altri ripidissimi e perciò impraticabili. Il fondo può essere scorrevole oppure ostacolato da pietre, radici, gradini rocciosi, ecc. Se la prudenza è una norma da tenere sempre in considerazione, a maggior ragione sul sentieri è da rincarare la grande attenzione nella conduzione della bicicletta A bassa quota i sentieri costituiscono una rete viaria secondaria rispetto alle mulattiere ma a quote più elevate la loro presenza diventa predominante. Vengono utilizzati per la salita solo sentieri con pendenza lieve mentre sono generalmente quasi tutti percorribili in discesa con difficoltà variabile a seconda della ripidità del pendio e del tipo di terreno. Se i pochi sentieri ciclabili in salita sono quindi quelli che si svolgono su altipiani e li attraversano con tracciati in lieve pendenza. In discesa la ciclabilità è estremamente difficile perchè si deve fare uno sforzo notevole per riuscire a condurre il mezzo nella direzione giusta. Esistono poi sentieri caratterizzati da gradini naturali di roccia o da placche di pietra affioranti: prima di affrontarli in discesa si deve valutare molto bene la propria capacità tecnica in quanto e necessario un utilizzo sapiente dei freni, aiutato da un bilanciamento preciso del mezzo con il corpo. Esistono poi sentieri che si possono catalogare come traccia e si trovano su pendii o falsopiano in cui non esiste un solo sentiero ma numerose tracce scavate dal passaggio continuo e disordinato dell’uomo o degli animali. Vi sono due tipi di tracce: una costituita da un vero e proprio viottolo in mezzo alle praterie, l’altra creata dallo scorrimento dell’acqua e accentuata dal passaggio del bestiame. Se nel primo caso la ciclabilità è ottima e facile nel secondo e difficile in quanto il più delle volte i pedali cozzano contro il bordo terroso. Nei traversi a mezzacosta se la pedaliera urta contro il terreno fa perdere l’equilibrio e impedisce del tutto la progressione. E molto difficile riuscire a seguire in modo preciso le tracce in quota in quanto non sono segnalate e si perdono per lunghi tratti oppure si moltiplicano ramificandosi in ogni direzione facendo perdere l’orientamento.
sono presenti solitamente lungo i sentieri in salita, in alta quota, ma in qualche caso anche su mulattiere particolarmente impervie e la possibile ciclabilità dipende dai seguenti fattori :
-la pendenza che se di forte entità risultano difficili da percorrere anche nei tratti in discesa, la regola che dice in discesa si corre sempre, per la mountain bike non è valida.
-il fondo con grosse irregolarità che non consente il normale progredire in sella.
-il fondo bagnato che spesso trasforma i sentieri anche quelli praticabili in vere piste scivolose e praticabili e pericolose sia in discesa che in salita.
-l’abilità di ciascuno nel controllare la bicicletta.
E’ per questa ragione che questa tipologia di percorso non sempre è indicata nei rilievi altimetrici ma ne viene fatto cenno solo nelle descrizioni e nelle tabelle; viene però indicata quando il tratto non ciclabile ricopre una lunghezza rispettabile ed è giusto considerarlo perché spostano le percentuali di percorribilità alla loro giusta dimensione.
gli itinerari illustrati in questa guida sono frutto di scelte personali. Fatta eccezione per i percorsi che presentano uno svolgimento obbligato o che hanno una lunghezza limitata, si è ritenuto utile proporre delle varianti che consentano :
-di abbreviare l’escursione, facilitando il rientro al punto di partenza in caso di necessità.
-di valutare alternative al percorso principale giusto per non perdersi una parte di percorso.
Per gli appassionati desiderosi di approfondire la ricerca di nuove vie, per chi ha una buona conoscenza del territorio e naturalmente per gli amanti della mtb estrema che non perdono la occasione di percorrere anche se per breve distanza un percorso tecnico invece di un sentiero “comodo”, vi sarà quasi sempre ampia possibilità di effettuare alternative a seconda delle proprie capacità ed esigenze.