VIE ROMANE | La Via Postumia

Il territorio a nord di Genova è un territorio montano, non adatto a costruire strade. Essendo questa una via consolare, era una via strata, con fondo artificiale, adatta al passaggio di carri, cavalcature e truppe. In questo tratto non ci sono rilievi storici ne ritrovamenti quali opere di sostegno come si conseguiva ad una via strata. Qui le opere erano ridotte al minimo seguendo la morfologia del terreno, questo spiega l’itinerario di crinale. Non si fa peccato quindi a pensare che questa via, in questa parte di territorio, non fosse così ma poco più di una mulattiera, riprendendo antichi transiti dei Liguri; quasi sicuramente ricalcata dalla strada medievale, fu utilizzata poi fino all’Ottocento. Il tragitto attraverso la Val Polcevera e la Val Lemme rimase in uso per moltissimi secoli poiché in effetti era il più diretto collegamento fra il mare, l’Oltregiogo e le città lombarde principali. Anche se priva di monumentali infrastrutture e non carreggiabile, era comunque perfettamente funzionale. Ritrovamenti romani ne abbiamo ad esempio nella vicina Crocetta di Orero, luogo di valico di passaggio forse più antico della Via Postumia. Ma la via romana da Genova, per recuperare facilmente il valico e spostarsi verso la pianura, doveva trovare comunque un accesso facile. Quindi sebbene non vi siano testimonianze materiali relative a opere stradali costruite dai romani, è ugualmente stato possibile ipotizzarne il tracciato con buona approssimazione. Lo testimoniano un ritrovamento, la Tavola Bronzea di Val Polcevera, che indica la Via Postumia e il toponimo della località di Pontedecimo (Pons ad decimum milium o Pons ad decimum lapidem ab Januensi Urbe cioè dove sorgeva un ponte che attraversava il torrente Riccò e indicava il punto “della decima pietra miliare da Genova”).

La via romana venne tracciata dal console Spurio Postumio Albino Magno nel 148 a.C., da cui prende il nome, il quale apparteneva a una delle più antiche famiglie che componevano la nobiltà romana. Il nome del console è scritto su di un miliario conservato nel Museo lapidario Maffeiano di Verona che ci indica una distanza di 122 miglia tra Genova e Cremona. L’intera arteria è stata realizzata sì per scopi militari, ma anche per favorire la romanizzazione della Pianura Padana e il processo di normalizzazione dei territori conquistati sulla linea fluviale del Fiume Po. Congiungeva per via terra i due principali porti romani del nord Italia, Genova e Aquileia, grande centro nevralgico dell’Impero e sede del grande porto fluviale accessibile dal Mare Adriatico. La via è uno dei segni indelebili che sancì il completo dominio romano sull’Italia Settentrionale.

Eccoci arrivati a Libarna, unico esempio di città romana. La via Postumia doveva passare da qui e, come detto, ad oggi, è uno dei pochi siti che con certezza ci può ricondurre all’unico della Postumi sulla tratta Piacenza-Genova. Nel tratto Libarna-Dertona era probabilmente costituita da due tronchi: un ramo fiancheggiava la sponda destra (orografica) del torrente Scrivia, l’altro correva lungo la riva sinistra. Il punto di diramazione è sito nei pressi dell’attuale Ponte di Cassano posto sullo Scrivia, presso la casa – Torre di San Bartolomeo. Sotto il ponte possiamo notare i resti del ponte romano. Raggiunta l’abbazia di Rivalta Scrivia si giunge a Tortona; questa tratta è denominata sulle carte “Stradone dell’Imperatore” e da noi conosciuto come “Strada di Napoleone”, segno di un passaggio storico anche se di parecchie centinaia di anni più tardo. Lo Stradone dell’Imperatore è ora ridotto a strada di campagna, ma un tempo era una via di comunicazione assai importante: fino al 1823 vi transitava la diligenza che prestava servizio fra Milano e Genova garantendo la coincidenza con tutti i battelli a vapore del Mediterraneo. Da Tortona arrivava la via Æmilia Scauri, poi Iulia Augusta chiamata anche “Levata”, che collegava Tortona e Vada Sabatia (Vado Ligure) tagliando fuori Genova. Il toponimo “levata” indicata che la via correva sopraelevata rispetto al piano campagna. Con questo tratto la Postumia perse progressivamente importanza e con essa le zone della valle del Lemme. Al contrario acquistarono importanza le zone intorno ad Acquæ Statiellæ e le valli a nord di Vada Sabatia, come la Val Quazzola dove si possono vedere ancora i ponti romani. Essendo territorio di pianura, da Tortona è estremamente comodo tracciare una via continua e dritta – come erano tracciate le vie romane –: linea ancora oggi riconoscibile in quella che ora viene chiamata “la Via Emilia”. La strada passava da Iria (Voghera), Clastidium (Casteggio) e Placentia (Piacenza) proseguendo fino a Cremona.

Sono riportate le tappe che da Piacenza ci condurranno a Genova; è la via principale segnalata da una freccia gialla. Una via alternativa che da Tortona, lungo la valle Scrivia, porta a Serravalle, Passo della Bocchetta e Pontedecimo dove si incrocia con la via principale, via non segnalata ma che riporta un itinerario storico che segue le indicazioni che alcuni studiosi indicavano come possibile via seguita dai Romani, di conseguenza una Via Postumia alternativa.