Il percorso è in aggiornamento. Per ora si possono visualizzare le tracce sulla mappa digitale.
A presto i dati, video e foto.
Nessuna di queste vie tocca l’Oltrepò Pavese collinare e montano, ma alcuni studi sono stati fatti anche con dovizie di particolari, indicando la presenza di xenodochi (ospizi), ospedaletti (Bivio tre Passi), da un forno di epoca romana a Massinigo e, nelle località di Cima ValleScura e presso sorgenti dello Staffora (loc. San Giacomo), dove restano alcune tracce di convento, oggi quasi totalmente scomparso (anche perchè la maggior parte dei sassi costituenti i muri sono stati usati per la trasformazione delle case vicine). Le Vie d’Oltrepò Pavese e di Valle Staffora sono itinerari immaginari che ci portano a Bobbio, alla confluenza della Via degli Abati, che si riunisce poi alla Via Francigena. Riprendiamo i punti focali della storia dei pellegrinaggi sui sentieri di queste zone.
Le Vie Romee in Oltrepò Pavese - prima parte
Fulcro di comunicazione, pellegrinaggio, commercio e nascita e sviluppo delle coltivazioni è l’Abbazia di San Colombano: ricevette dal re Longobardo Agilulfo la donazione del Monastero e il permesso di incrementare l’economia di questi luoghi. A sviluppare il progetto furono i seguaci di San Colombano. Gli abati furono così i portatori del cristianesimo tra le valli Trebbia e Scrivia (le Quattro Province), creando varie strade di collegamento tra questi luoghi e le vie principali che i romani avevo costruito partendo dalla Via Postumia. Così si sentì il bisogno di creare una serie di strutture; furono istituite le “corti” (specie di province dei giorni nostri) e una serie di “celle”: strutture agricole con una piccola chiesa, popolate da agricoltori e da famiglie nominate dai monaci. A mano a mano che la cella si ingrandiva, assumeva sempre più la struttura del paese. C’erano anche le corti centrali dove si trovavano i servizi e i mestieri più comuni e necessari alle corti più defilate; insomma si stava delineando la struttura dei comuni odierni. Fra tutte queste corti e celle c’era la necessità di creare strade di collegamento. Tanto più che, in quel periodo, s’intensificarono i pellegrinaggi e una moltitudine di genti di ogni ceto sociale era pronta a percorrere a piedi, sui carri, a dorso di mulo o a cavallo, centinaia di chilometri per recarsi a Roma. Bobbio, fulcro dei pellegrinaggi, non solo richiamava genti dalle valli limitrofe. I pellegrini trovavano nel Monastero una naturale tappa per pregare e per riposare. Vennero così creati, nei punti strategici del cammino, una serie di “hospitales”, xenodochi, conventi, ospedaletti, atti ad ospitare i viandanti, per le soste intermedie, per le cure mediche e per il ristoro. Tutta questa serie di costruzioni furono per anni al centro della viabilità di queste strade. In seguito, con l’avvento dei feudatari e la decadenza del monastero, le strade furono presidiate dai nobili che, se da un lato assicuravano la protezione al passaggio con una serie di castelli e soprattutto con le torri di controllo, dall’altro stabilirono anche pesanti pedaggi, costringendo quindi i commercianti a cambiare rotta e utilizzare nuove vie, rivolte al passaggio sui crinali di collegamento tra le varie valli sulla strada per il mare.
Le Vie Romee in Oltrepò Pavese - seconda parte
Le strade più importanti si possono sicuramente individuare nelle provinciali odierne, che raggiungono i colli e passi naturali, mentre per i sentieri la cosa si fa più complicata. Solo grazie alla ricerca e al ritrovamento di reperti sul terreno, si può ricostruire quelle che un tempo erano le vie di comunicazione principali. Secondo alcuni studiosi, Annibale certamente arrivò in queste zone e sicuramente combatté in questi luoghi; e che pure i Romani arrivarono qui lo certificano la fornace di Massinigo, il ponte a Voghera, segno tangibile che le vie di comunicazione c’erano ed erano efficaci. Lecite anche una serie di supposizioni, alimentate da prove identificate sulle mappe antiche e sugli scritti autentici di allora, di alcuni punti strategici, quali xenodochi: ad esempio, nei pressi di Varzi, a Casa Cagnano, e a San Silverio, vicino a Trebecco; a Ranzi, sempre nei pressi Varzi, che era considerata una “corte”, il convento di San Giacomo, oggi i prati sciistici di Pian del Poggio, dove si trovano alcune lastre che ne indicavano la esistenza, presso le sorgenti più alte del Torrente Staffora; e il convento di Valle Scura, nei pressi del Passo della Scaparina, punto strategico per il passaggio e la discesa verso Bobbio, dove ci sono ancora molti sassi, usati per la costruzione delle cascine dei Roncassi. Facciamo ora un salto nell’Oltrepò Orientale: erano tre i principali assi viari che in epoca medievale lo interessavano assieme alla Valle Versa. La “Via Francigena”, l’antica Via Romea e la “Via di San Colombano”. La Via Francigena di Sigerico attraversava le terre del Pavese e della Lomellina passando da Santa Cristina, Corteolona, Pavia, Tromello, Mortara e Robbio per poi avviarsi verso le valli del piacentino unendosi alla Via degli Abati. Accanto a questa strada era già molto utilizzata la “Via di San Colombano”, oggi meno nota, ma non per questo meno importante. Quest’arteria collegava Pavia con Bobbio attraversando l’OItrepò Orientale: il tracciato, dalle valli Trebbia e Tidone, valicava il Passo del Penice, passava per Canevino, la Valle Versa e attraversava il Po, collegando la capitale dei Longobardi con uno dei centri culturali più importanti del nord Italia: l’Abbazia di San Colombano e la città di Bobbio. E proprio a Bobbio, dai resti della basilica, prese vita uno dei centri di cultura più importanti del nord Italia, strettamente collegato al cenobio benedettino, istituito da Liutprandro.
Le Vie Romee in Oltrepò Pavese - terza parte
La struttura creata da San Colombano ebbe un ruolo fondamentale nella trasmissione del sapere. La sua importanza è ampiamente documentata. Il passaggio degli abati e dei pellegrini nelle Quattro Province è dimostrato anche dalle Pievi di Fabbrica Curone, di Volpedo, di Viguzzolo in territorio piemontese e, in territorio pavese, dalla Pieve di San Zaccaria, del Groppo, la Chiesa dei Cappuccini a Varzi, e infine da quella che è considerata una perla di questi luoghi: l’abbazia di Sant’Alberto di Butrio. Sono tutti segni evidenti di un passaggio di mercanti e pellegrini. Va ricordata anche la Pieve di Rivanazzano, completamente scomparsa (fonte: Valerio Maffi, ricercatore nonché figlio dell’enologo pavese Mario).
Con gli itinerari nelle valli Curone e Staffora, sono sicuramente tutti itinerari da unire, attraverso Bobbio, alla già famosa Via Francigena, variante pavese da non sottovalutare e ricca di agganci storici. Con uno sforzo relativo, ci si può immaginare come alcuni pellegrini, provenienti da luoghi diversi, prendessero borsa e bastone per avventurarsi dalla Via Postumia sui crinali dell’Oltrepò Pavese verso i vari punti di ristoro, xenodochi e hospitales, raggiungere Bobbio, per poi intraprendere il cammino verso Roma. Sulla mappa digitale abbiamo segnalato 5 possibili vie che vanno ad incontrare i luoghi più importanti ed antichi di queste terre, quali eremi, chiese antiche e castelli. Queste vie, sfruttando i crinali che scendono dall’Oltrepò Montano, si possono considerare vie di collegamento alla Pianura Padana e alla Via Francigena. Vie che risultano poter essere anche vie di uso comune, oltre che dai pellegrini, anche dei commercianti.