Il percorso è in aggiornamento. Man mano saranno integrate tracce, dati, video ed immagini Per ora si possono visualizzare le tracce sulla mappa digitale.
Nel Medioevo erano chiamate vie romee le strade che i pellegrini percorrevano verso Roma, la città che costituiva una delle principale mete, con Gerusalemme e Santiago de Compostela, della Cristianità occidentale. Le vie Romee sono intrecciate tra loro ma hanno in comune il cammino verso Roma, un lungo pellegrinaggio, una fatica fuori dal comune, molti giorni lungo sentieri sia di fondo valle che lungo le dorsali dei monti a volte considerate più brevi ma più faticose, tappa dopo tappa, giorno dopo giorno, in gruppo, o solitari, armati di bisaccia, bordone, petaso e conchiglia, a raggiungere i vari rifugi, abbazie, pievi, ospitaletti, xenodochi, posti lungo il cammino. La via Romea per eccellenza, per i pellegrini provenienti da Occidente, è la via francigena, percorsa già in epoca longobarda.
In questa pagina (per ora) ne riportiamo le tappe fin qui fatte che riguradano il territorio Pavese e delle Quattro Province.
La Via Francigena - prima parte
La Via Francigena, anticamente chiamata Via Francesca o Romea o Franchigena, è il percorso di un pellegrinaggio che da Canterbury portava a Roma e costituiva una delle più importanti vie di comunicazione che attraversavano l’europa in epoca medioevale. Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell’apostolo Pietro era nel medioevo una delle tre peregrinationes maiores insieme alle altre vie verso la Terra Santa e a Santiago di Compostela. I pellegrini provenienti soprattutto dalla Francia cominciarono ad entrare in Italia dal passo del Monginevro, dando così alla strada che da lì arrivava a Roma il nome di Francigena, cioè dei francesi. In realtà il termine “Francia” indicava sì l’attuale territorio francese, ma, più in generale, i territori dominati dai Franchi, e quindi anche parte dell’Europa centro/settentrionale. La via ebbe un’importanza straordinaria sul piano storico, economico, culturale. Le sue origini si collocano nei secoli VII e VIII e per la necessità dei Longobardi di collegare il regno di Pavia con i territori del centro e sud Italia. La via era presidiata nei punti strategici da una rete di fortificazioni; oltre a vere e proprie fortezze presidiate con soldati la funzione di sicurezza era affidata alle “abbazie regie”, monasteri fortificati che obbedivano direttamente ai re longobardi (sottratte quindi al controllo della Chiesa). Le abbazia gestivano anche le funzioni di ospizio per i viandanti. Con il passaggio della dominazione longobarda alla dominazione franca la strada crebbe di importanza; fu migliorato il fondo stradale, passando in molti tratti dalla terra battuta al fondo lastricato (come erano state, peraltro, le vie in epoca romana). In questo periodo la strada superò l’interesse delle comunicazioni locali e furono creati i collegamenti con la Francia. Relazioni di viaggiatori alla fine del primo millennio documentano il percorso che per molti secoli, pur con numerose varianti locali, restò comunque confermato nelle sue direttrici fondamentali.
La Via Francigena - seconda parte
Il viaggio dei pellegrini attraverso l’Italia era quindi diretto a Roma. Nella maggior parte dei casi i pellegrini seguivano le strade consolari romane. La Via Francigena verso Roma radunava una vasta rete di strade e percorsi di pellegrinaggio provenienti dall’Europa che univa tutti i maggiori luoghi di spiritualità del tempo. Non solo in Italia si era creata una rete di itinerari che si univano alla via. Anch’essi univano i maggiori centri della spiritualità italiana, ne abbiamo esempio con la “Via degli Abati” chiamata anche la “Via Francigena di Montagna” unendo Pavia a Bobbio. A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata “Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa” assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità europea. La presenza di questi percorsi, con la grande quantità di persone provenienti da culture anche molto diverse tra loro, ha permesso un eccezionale passaggio di segni, emblemi, culture e linguaggi dell’Occidente Cristiano. Ancora oggi sono rintracciabili sul territorio le memorie di questo passaggio che ha strutturato profondamente le forme insediative e le tradizioni dei luoghi attraversati. Un passaggio continuo che ha permesso alle diverse culture europee di comunicare e di venire in contatto, forgiando la base culturale, artistica, economica e politica dell’Europa Moderna; È nota la frase del poeta Goethe secondo cui la coscienza d’Europa è nata sulle vie di pellegrinaggio. La relazione di viaggio più antica risale al 990 dove viene descritto in 79 tappe il viaggio di ritorno da Roma di Sigerico, arcivescovo di Canterbury. Le informazioni contenute nella cronaca di Sigerico, così come quelle del diario di Nikolas da Munkathvera, partito dalla lontana Thule sono molto utili per stabilire quale fosse il tracciato originario della Francigena.
La Via Francigena - Il Percorso
Si sviluppa su di un percorso di 1.600 chilometri che parte da Canterbury, e arriva a Dover per attraversare la Manica; le città attraversate dall’itinerario originale sono: Canterbury, Calais, Bruay, Arras, Reims, Châlons-sur-Marne, Bar-sur-Aube, Besançon, Pontarlier, Losanna, che, per entrare in Italia vengono passate al colle del Gran San Bernardo. ). In alternativa si poteva puntare più a ovest per la Val di Susa transitando per il passo del Monginevro e poi, oltre le Alpi, verso Arles e i territori spagnoli (sud ovest). Da Susa un altro percorso traversava le Alpi al passo del Moncenisio per dirigersi verso Lione (ovest). Aosta, Ivrea, Santhià, si scende a Vercelli, Pavia e si attraversano gli Appennini (deviazione per Bobbio con la “Via degli Abati”), Piacenza, Fiorenzuola d’Arda, Fidenza, (deviazione per Parma), Fornovo di Taro, Pontremoli (dove la “Via degli Abati” si univa alla Via Francigena), Aulla, Luni, Lucca, Porcari, Altoprascio, San Genesio, San Gimignano, Siena, San Quirico d’Orcia, Bolsena, Viterbo, Sutri, per terminare a Roma. Sigerico impiegò 79 giorni a percorrere tutti i 1.600 chilometri del tragitto. La percorrenza media di viaggio fu quindi di 20 km circa al giorno. Il passaggio del Po avveniva a Soprarivo di Calendasco antico porto della Via Francigena, chiamato il guado di Sigerico. Oggi avviene a Corte Sant’Andrea. Esistono mappe del tardo 1500 ove si vede bene il paese con il castello, la chiesa e l’hospitio dei pellegrini, tutta intera la mappa mostra la Francigena diretta verso il porto del Po. Calendasco (PC) fa parte del percorso della Via Francigena o Romea, in quanto l’Arcivescovo di Canterbury Sigerico attraversò qui il Po nell’anno 990 d.C. durante il suo viaggio a Roma per ricevere l’investitura dal Papa. Ma ancor più notevole è che qui vi era l’antico porto romano di Piacenza (le memorie storiche ricordano un emporium, cosa alquanto logica presso un porto ove giungevano merci). La Via Francigena è segnalata in carte del 1140, 1187, 1056, ove ritroviamo citata la “strata romea” passante “in eodem loco Kalendasco”. Al porto di Calendasco le imbarcazioni dovevano pagare una gabella per l’attracco o per il solo transito in direzione di Venezia o Pavia: la località è Sopra rivo (Super rivum) oggi attrezzata di un piccolo porto a servizio di pellegrini e turisti. Sigerico giunge da Piacenza seguendo la strata romea, presso il porto del Po di Calendasco, ove era l’antico passaggio della Via Francigena, sulla strada romana Placentia – Ticinum (Piacenza-Pavia) attraversa il fiume, così come tanti altri pellegrini, mercanti e viaggiatori medievali. A Calendasco i pellegrini avevano ristoro presso l’antico hospitale francescano.
La Via Francigena oggi
Ci si rese conto che anche in Italia esisteva un percorso di pellegrinaggio, la via Francigena. Come era successo per il camino spagnolo, anche il percorso della Francigena giaceva quasi interamente sotto l’asfalto delle autostrade e delle statali che, col tempo, avevano ricalcato il tracciato di quelle che già erano state le strade principali del medioevo e dell’età romana. Questo ha fatto nascere una rete di amanti della Francigena che, con vernice e pennello, hanno cominciato a segnare sentieri e percorsi. Dove possibile si è cercato di recuperare il tracciato originario, ma a volte si è scelto di deviare dal percorso storico in favore di sentieri e strade meno trafficate. La Francigena è, dal punto di vista turistico, una risorsa di alto livello. Dall’anno giubilare 2000 molti pellegrini hanno iniziato a percorrere la Via Francigena dando un grande impulso alla riscoperta di questa antico percorso. Dalla Valle d’Aosta la via raggiunge Ivrea, quindi Vercelli e Pavia; si attraversano gli Appennini tra le province di Piacenza e Parma passando per Fornovo di Taro e Berceto. Raggiunta Pontremoli si prosegue, attraversando la Lunigiana ad Aulla, Sarzana e Luni, per Lucca, Porcari, Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Gimignano o Poggibonsi, Siena, Viterbo per terminare a Roma. In alternativa, il pellegrino, una volta raggiunta Piacenza, può percorrere la via Emilia ed oltrepassare l’Appennino in corrispondenza o di Bologna o di Forlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell’Alpe di Serra. Altre vie passano nel territorio piacentino attraversando il fiume Po all’altezza di Soprarivo e raggiungevano Piacenza proseguendo lungo la via Emilia fino a Fiorenzuola, ricalcando quella che era la Via Postumia e la Strada di Lombardia. A Fiorenzuola si poteva scegliere se proseguire verso Fidenza, oppure seguire la Via Romea della Val d’Arda, lungo il tragitto toccando Castell’arquato, oppure proseguire dopo Lugagnano. I due percorsi si ricongiungevano al passo del Pelizzone, per confluire nel cammino di Sigerico a Pontremoli. Dal pavese si poteva invece raggiungere Piacenza passando per Castel San Giovanni, Sarmato.
La Via degli Abati o Via Francigena di Montagna
Con la “Via degli Abati”(o “Francigena di montagna”) si intende indicare la strada che i monaci di Bobbio, dal VII all’VIII secolo, seguivano nei loro viaggi per Roma. prima che la via Francigena (con l’apertura del Passo della Cisa) assumesse il ruolo che ben si conosce. Il percorso considera il tratto Bobbio, Boccolo dei Tassi, Bardi dove la Via si inserisce in quella dei Monasteri regi, per proseguire poi per Gravago e Pontremoli verso Roma. ll monastero di Bobbio, fondato da San Colombano nel 613, ha costituito per tutto il periodo un indiscusso centro di cultura e di civiltà per tutta l’Italia settentrionale. La concessione al monaco irlandese, di fondare il monastero di Bobbio, fu un atto decisivo della politica attuata dai re longobardi. Bobbio costituì un centro strategico, nel sistema di strutture fortificate, la meno pericolosa delle vie per Roma, il passaggio consentiva un controllo completo della strada per Roma attraverso l’Appennino, fino a quando Monte Bardone (l’odierna Cisa) rimase in mano ai Bizantini che ne controllavano il passaggio. Non dimentichiamo le altre vie come La Via Romea di Val Trebbia, il Caminus Januae e alcune Vie Romee in Oltrepò Pavese, altrenative alla Via degli Abati.
Le varianti
Gli ostacoli naturali che i pellegrini ed i viandanti dovevano superare erano il canale della Manica, le Alpi e gli Appennini oltre che il fiume Po. Mentre per i primi due non esistevano molte alternative, per attraversare gli Appennini c’erano diverse possibilità. Anche per l’attraversamento del fiume Po potevano esistere problemi in caso di piena ma i punti attrezzati per il passaggio erano ben noti e conservati sempre attivi, infatti solitamente questi luoghi fungono anche da ‘porto’ per le imbarcazioni che trasportano merci. Nel tratto della Via Francigena che porta dalla Pianura padana alla Toscana, si registravano diverse varianti di percorso che sfruttavano i vari valichi risalendo la val Trebbia e passando per Bobbio con la via degli Abati, oppure la val di Taro o ancora altre valli minori. Ai nostri tempi è stata creata la via di San Colombano, che sembra sia una fotocopia della Via degli Abati. La via in tempi antichi era chiamata “Caminus Januae“, un viaggio che portare al Mar Ligure, una vera e propria via di commercio, una via del sale. Non dimentichiamo che nei pressi esiste il sito archeologico di Velleia di epoca romana. Un’altra Via era la Via Romea di Chiavariche, passato Bobbio, risaliva la Val Trebbia. In Oltrepò Pavese vi erano alcune vie oltre alla Via degli Abati, destinazione finale Bobbio e la sua Abbazia.