Vedere l’Oltrepò Pavese vuole dire prima di tutto incontrare la storia di questi luoghi che affonda nel più profondo medioevo e in qualche luogo, all’epoca Romana. L’Oltrepò Pavese è incuneato tra le province di Alessandria, Piacenza e Genova, creando un importante crocevia di comunicazione e di commercio tra la pianura ed i centri più popolati e il mare, dove le navi portavano merce di ogni tipo.
La Valle Staffora
La bassa e media Valle Staffora, le valli Nizza, Ardivestra e Luria.
La Alta Valle Staffora
Da Varzi si innalza la valle giungendo ai crinali e monti dell’Alto OLtrepò Pavese
Oltrepò Pavese montano
Le montagne dal Monte Alpe al Monte Penice, alla valle Staffora alta fino ai crinali tra la Cima Colletta e il Monte Lesima e tra il Monte Boglelio e Chiappo. Percorsi panoramici sui crinali dell nostre più importanti montagne e vie sentieristiche di assoluta importanza.
Oltrepò Pavese orientale
Composto dalle valli dei torrenti Coppa, Ghiaia di Borgoratto e Montalto, le Valli Scuropasso, Versa, e Bardonezza. Percorsi delle colline della produzione vinicola dell’Oltrepò Pavese.
Paesi e frazioni a ridosso del fiume Po
Siamo nei luoghi al di sopra della via Emilia fino ai margini del fiume Po
Tre guide raccolgono il meglio di questi luoghi. Andiamo a soddisfare gli amanti dell’escursionismo a piedi, con la bici da montagna o gli amanti armati della sola macchina fotografica.
Oltre al commercio, l’area divenne anche crocevia di religiosità, permettendo ai pellegrini di avvicinarsi ai centri religiosi più importanti come la Abbazia di San Colombano, incontro di vie religiose famose come la Via Francigena e la Via degli Abati, con la conseguente nascita di molti punti di ristoro per i pellegrini. La storia religiosa vive ancora oggi nelle tante chiese e parrocchiali di paese, come la Pieve di S. Zaccaria a Godiasco, la Pieve Romanica dei Cappuccini, la Parrocchiale di S. Germano, gli Oratori dei Bianchi e Rossi in Varzi, la Abbazia di S.Alberto· di Butrio. Non si può non fare cenno al Tempio della Fraternità di Cella di Varzi che raccoglie una collezione di reperti bellici sia all’interno della Chiesa, che sul piazzale antistante dove sono parcheggiati addirittura carri armati ed aerei delle ultime guerre; non una collezione pura e semplice, ma un invito alla pace.
La storia indica anche un periodo molto prolifico, con l’avvento ad esempio dei Malaspina e in particolare di Oberto Obizzo che si insediò nel Castello di Oramala, creando una serie di fortificazioni nella Valle Staffora, oggi ancora in condizioni buone grazie “purtroppo” ai restauri sovvenzionati dai privati. In tutto l’Oltrepò si creò una rete di fortificazioni, alcune delle quali oggi ridotte a pochi sassi, altre a poche mura ormai cadenti, altre restaurate e recuperate alla vista dell’antica bellezza, altre trasformate notevolmente nella loro struttura architettonica, a causa delle continue lotte o guerre, altre trasformate in ville private e aziende vitivinicole. Citiamo poi tra i castelli visitabili, il Castello di Stefanago, Il Castello dei Dal Verme a Zavattarello, e il Castello dei Malaspina a Oramala e per ultimo, il recuperato e grandioso Castello Visconteo di Voghera che ha conservato alcuni dipinti del Bramantino, che aprono le loro porte, soprattutto nel periodo estivo, regalando storie di cavalieri, di dame, di lotte, di guerre e di fantasmi.., decantati durante le numerose manifestazioni culturali che risaltano l’aspetto medioevale dei luoghi.
Lo scorrere di piccoli rii a torrenti ha permesso di costruire i mulini, essenziali per la quotidianità di ogni paese, qualcuno oggi ridotto a pochi sassi, altri ancora funzionanti e visitabili sia dall’escursionista in cerca di avventura sui sentieri che corrono paralleli ai torrenti, o dal semplice visitatore che si vuole avvicinare alle valli senza dover fare troppa fatica. In queste zone, tra collina e montagna si trovamo alcuni dei paesi insigniti del marchio “I borghi più belli d’Italia” citiamo: Zavattarello, Fortunago, Varzi, Porana.
Ciò che forse più di tutti regala emozioni è semplicemente il paesaggio dai colori intensi, i monti, dove la vista all’orizzonte arriva al mare di Liguria, e che regalano due luoghi di assoluta bellezza come la Riserva Naturale Monte Alpe, nei pressi del Passo del Penice, e il Giardino Alpino di Pietra Corva, nei pressi di Romagnese, un,oasi creata per gli amanti delle innumerevoli piante, che trovano dimora tra rocce e piccoli specchi d’acqua.
Le nostre montagne come il Monte Lesima e il Monte Chiappo meta degli amanti della camminata e dello scorrere della bici da montagna.
Per finire basterebbe percorrere con l’auto le strade dell’Oltrepò Pavese orientale, per ammirare un panorama costellato di infinti filari di viti, che regalano nei mesi autunnali, al tramonto, uno spettacolo davvero emozionante, che lascia a bocca aperta. Ecco cosa è la terra d’Oltrepò Pavese, via tra la pianura padana e il mare, un continuo spettacolo di bellezze ben radicate nel territorio che regala emozioni a non finire.
Stiamo parlando della Valle Staffora destra orografica, e delle valli e vallette che si gettano nel torrente Staffora lungo la Valle omonima nel tratto che da Voghera arriva a Varzi. La zona a me personalmente è molto cara perché sono nato a Voghera, ma ho vissuto molto del mio tempo a Varzi, e la mia gioventù si è incrociata con la storia anche della ferrovia che univa Voghera a Varzi, oggi sostituita da più veloci ma senza dubbio freddi mezzi di trasporto a ruote, ma anche dalla nuova Greenway. Il treno era motivo di gioia soprattutto perché voleva dire che vedevo mia nonna, gli agnolotti di brasato, il salame, la torta di mandorle, vedevo amici con i quali scorazzare per il paese, e mi tuffavo nelle acque dello Staffora, dopo aver costruito la diga e un bel trampolino, anche se il livello del torrente non è tale da poterlo permettere. La maggior parte dei ricordi se ne sono andati assieme al volgere della mia età, ma sono ancora oggi vivi nella mia mente come se fosse ieri. Piccole valli che hanno tutte un una vita simile fatta di lavoro nei campi, di produzione di vino così come in quasi tutto l’Oltrepò Pavese collinare, di produzione di grandi tipicità come il salame, il latte, il formaggio, la frutta. Come tutto l’Oltrepò si possono ammirare i tanti castelli, quello di Nazzano, di Oramala, di Stefanago, Pietragavina, di Verde, di Montesegale, quasi tutti ristrutturati e di proprietà privata ma forse per questo motivo, danno vigore bellezza a queste valli. Le tante chiese di altrettanti paesini dove spiccano la Pieve di San Zaccaria ma soprattutto l’Abbazia di Sant’Alberto, che ci può regalare emozioni senza dubbio particolari ed uniche. Possiamo trovare per esempio gli Orridi di Marcellino, pareti argillose a picco sul Rio Fossone, un luogo suggestivo. Questo luogo divide lo stesso di tipo di conformazioni con quelli di Gomo e di Rocca Susella. Nella parte bassa di questa zona si incontrano tre paesini, Torrazza Coste, Codevilla e Retorbido, situati rispettivamente nelle vallecole del torrente Bagnolo, Luria e il Rile di Retorbido. Risalendo lungo questa zona incontriamo la prima valle che si getta nel torrente Staffora alla altezza di Godiasco, chiamata Ardivestra e percorsa da torrente omonimo. Risalendo lungo la provinciale si incontrano i paesi di Montesegale, Sanguinano, Sant’Eusebio fino ad arrivare sul crinale nei pressi di Fortunago che è senza dubbio uno dei paesi più caratteristici non solo di queste zone e non per niente si fregia di essere uno dei più bei borghi Italia. Saltiamo il crinale opposto alla valle Ardivestra e ci troveremo nella seconda valle che si getta nella Valle Staffora che è chiamata la Val di Nizza tagliata dal torrente omonimo. Risalendo lungo questa valle si arriva a Sant’Albano, pesino caratteristico di queste zone frequentato in estate da villeggianti che trovano qui un ambiente favorevole per la tranquillità, ambienti panoramici, sentieri per poter praticare sport, ma anche per il solo passeggiare, ma soprattutto si trovano ambienti cordiali dove ci si può arricchire con la conoscenza e lo scambio di idee. Paesi colorati di verdi prati esaltati dal paese che si incontra proseguendo lungo la valle che si chiama Valverde. La strada poi si divede delimitando la zona, a sinistra a Torre degli Alberi e a destra per Pietragavina anche questi erano, e sono paesi che si trovano molto bene nel ruolo di luoghi di villeggiatura. Quasi appena iniziata la Val di Nizza troveremo le indicazioni per la Abbazia di Sant’Alberto e del Castello di Oramala, lungo una strada per molti tratti panoramici e per questo adatta ad una scampagnata in auto o in moto ma soprattutto in bicicletta. L’Abbazia sicuramente è uno dei luoghi più suggestivi dell’intero Oltrepò Pavese ed è sicuramente una meta che non deve mancare nei nostri viaggi, se poi ci portiamo verso Oramala potremo vedere quello che è considerato uno dei luoghi stori di questo territorio. Infine, all’imbocca della Alta Valle Staffora troviamo Varzi. Non si avranno dubbi classificare la località come uno dei borghi più incantevoli non solo d’Oltrepò Pavese. Terra dei Malaspina ha portato con se tradizioni di tutto rispetto. Il centro di Varzi conserva le stradine interne, uniche e affascinanti, poste in doppia fila che inducono il turista a visitare: le Torri Soprana e Sottana, la chiesa dei Bianchi e dei Rossi e la parrocchiale posta nella piccola, ma graziosa piazzetta. Nella piazza del Municipio troviamo il Castello: restaurato, ha ritrovato lo splendore di un tempo. All’inizio del paese troviamo la incantevole Pieve di San Germano (detta Chiesa dei Cappuccini). La piazza di Varzi è molto ampia e punto focale di passaggio dei turisti domenicali.
Tanti sono i punti di interesse storico che caratterizzano questa zona, primo fra tutti naturalmente è il Monte Vallassa, dalla cui cima si gode un meraviglioso panorama sulla Alta Valle Staffora con Varzi in primo piano. Il monte, così come il Monte Penola, risultano una zona di importanza archeologica dove sono stati scoperti reperti che indicano l’esistenza di un villaggio abitato chiamato il “Castelliere di Guardamonte”, ed il ritrovamento di una statuetta bronzea ne dà la conferma. Nella zona compresa tra i due monti sopracitati sono stati scoperti inoltre numerosi fossili marini segni che queste zone erano ricoperte dal mare, molti reperti sono andati persi, ora ancora di più considerando che su questa zona è stato costruito da poco un osservatorio, ma ancora oggi se siamo fortunati possiamo trovarne qualcuno. Il Monte Vallassa ed i suoi torrioni sono meta degli amanti della scalata su roccia. Una sosta poi nei pressi in località Cà del Monte dove potremo trovare gli amanti non solo per il panorama ma anche per cimentarsi con il parapendio. Se poi ci portiamo lungo il sentiero segnalato verso la Valle del Semola che volge verso la Valle Staffora troveremo anche delle grotte che ci riportano a tempi antichi che la storia vuole abitate da un eremita che poi ha dato il nome alle grotte: San Ponzo e la grotta del Santo è accessibile per mezzo di una scalinata in ferro; appena sopra la cappelletta. Da vedere anche se di proprietà privata sono il castello di Pozzolgroppo e Rocca di Montalfeo da poco restaurato. Molto bella e caratteristica è la chiesa parrocchiale del Groppo che si trova nelle vicinanze di Biagasco. Infine nel pressi di Cecima sulla strada che ci porta a San Ponzo troviamo un mulino perfettamente funzionante. Siamo qui nella zona collinare della media Valle Staffora e Curone dove non troveremo le cime più alte ma l’assenza quasi completa dell’asfalto rende questa zona la preferita di molti biker; saliscendi e discese mozzafiato sono qui di casa ed i “bikers” di tutti i livelli si possono cimentare senza paura. Altra zona di notevole bellezza paesaggistica risulta quella a ridosso della Valle del torrente Lella dove troviamo i “calanchi”, vero paradiso per la MTB e ne possiamo godere a ritmo incessante se ci addentriamo poco sopra il paesino di Castello di Nivione, e percorriamo i sentieri, una vera pista da sci su terra, un regalo della natura. Non possiamo dimenticare che lungo tutto l’asse centrale di questa zona passa un tratto della “Via del Mare” che da Tortona passa da Volpedo e scende a Fabbrica Curone dopo una bella e veloce discesa. La Valle Staffora diventerà in questo anno protagonista, essendo parte integrante del passaggio dei pellegrini del progetto della Via dei Malaspina. Ai suoi piedi scorre la ciclabile (Greenway) che collega Voghera a Varzi, posta sul vecchio tracciato della orrmai dismessa ferrovia. Luogo di incontro di ciclisti ma anche di camminatori che gradiscono passeggiare e assaporare i luoghi visti da un’altra prospettiva.
Partendo da Varzi, lungo la SS per il Monte Penice e, fatte poche curve, volgiamo lo sguardo indietro, ci accorgeremo della bellezza di questo paese, posto all’imbocco della Alta Valle Staffora, meglio ancora se questo sguardo lo volgiamo la notte: le luci danno un tocco spettacolare a questo che sicuramente lo potremmo considerare un quadro naturale. Salendo inontriamo, in località Collegio, il bivio per Menconico, paese nel quale si svolgono molte attività di svago e svariate feste patronali, tra le quali quella del formaggio “Nisso”, molto saporito e gustoso. Proseguendo sulla statale arriveremo al Passo del Penice e al vicino Santuario posto sulla cima del Monte Penice, tappa fondamentale per l’Oltrepò Pavese. Lo sguardo volge alla Costa del Monte Alpe che, dopo l’incendio che devastò buona parte di questo crinale, sta riprendendo a poco a poco vigore, anche questi luoghi vanno scoperti lungo i facili sentieri che portano alla vetta del Monte, bella vetta della Riserva Naturale. Lo sguardo volge anche verso il Monte Pietra di Corva, anche qui facilmente raggiungibile dai molti sentieri che portano alla vetta, soprattutto da quelli che partono dal Giardino Alpino che da un tocco di prestigio a questi luoghi, ricco di piante e fiori di ogni tipo. Siamo qui alla entrata della Val Tidone che raggiunge in breve tempo il paese di Romagnese, piccolo borgo che ha ritrovato splendore dopo i numerosi recuperi delle abitazioni, riportate ad antichi splendori. Seguendo la valle il bivio ci porta a Zavattarello, uno dei borghi più belli d’Italia, splendido paese che culmina alla vista del Castello riportato ad uno splendore unico dopo i vari recuperi, uno dei pochi aperti di tutto l’Oltrepò Pavese. Proseguendo lungo queste vallette rigogliose e assolutamente pacifiche e tranquille, arriviamo a Valverde dove appunto spicca il verde dei tanti prati. Si risale poi a Pietragavina dove una visita al piccolo castello, visitabile solo da fuori, attaccato alla chiesa, e ai vicoli del paese. La discesa ci riporta a Varzi. La strada che invece porta da Varzi al Passo del Brallo ci porta a Santa Margherita di Staffora dove, nella parte alta del paese, la bella chiesa fa da punto di riferimento alla vista di tutta la valle. Tutti i paesi che compongono la alta Valle Staffora sono ricchi di storia e tradizioni. Arroccati tra le sinuose curve delle provinciali conservano preziose chiese. Il paese di Massinigo invece rincorre ancora oggi leggende ma anche storie vere che riconducono ai romani, con il ritrovamento del forno, appunto di epoca romana, e al possibile passaggio dei pellegrini per l’Abbazia di Bobbio, meta cardine per proseguire poi lungo la Via Francigena ed arrivare a Roma. La valle Staffora giunge fino ai Monti Lesima e Chiappo mentre il l’Oltrepò Pavese scende fino al lambire della Valle Trebbia.
Con la unione della sentieristica descritta nel capitolo riguardante il “Crinale Monti Giarolo_Ebro” possiamo dire con sicurezza di coprire buona parte della sentieristica di tutte le nostre zone. Uno dei punti più altri e suggestivi di queste zone è senza dubbio il Monte Lesima che con i suoi 1724 metri sovrasta maestoso le valli sottostanti secondo solo al Monte Maggiorasca (1804 metri). Purtroppo la postazione radar sulla cima e la sua strada di accesso hanno stravolto parecchio la bellezza di questi luoghi, anche se pedalare in questi luoghi è sempre suggestivo. Dobbiamo per la verità dire che, a parte il crinale che unisce la Cima Colletta al monte Lesima e pochi altri sentieri del versante est del crinale, il resto è stato “brutalmente asfaltato”, siamo in accordo se diciamo che molti paesini sarebbero stati isolati soprattutto nei mesi invernali senza i vari collegamenti. ma noi ragioniamo come amanti della natura e preferiamo il sentiero ed il paesaggio incontaminato, quindi aspettiamoci sì delle belle stradine ma asfaltate. La leggenda indica qui e sul fiume Trebbia il passaggio di Annibale con le sue truppe abbia raggiunto il monte Lesima; da questo episodio e dal fatto che cadendo si sia ferito ad una mano (lesit manu) nacque il nome del Monte Lesima. Il Monte Lesima è collegata al Monte Chiappo attraverso il vicino Passo del Giovà e dalla cima del monte possiamo spaziare a 360° con un panorama daverro mozzafiato, che spazia dalla valle Staffora, alla Val Trebbia e la Val Boreca, non a caso è stato scelto per la costruzione della postazione radar. Altro monte che una volta era di notevole interesse è la Cima Colletta, punto di arrivo di una seggiovia che parte dal Rifugio Nassano. I paesi di questa zona sono tutti caratteristici e frequentati soprattutto nella stagione estiva, tranne Brallo di Pregola e passo omonimo che mantiene la fama di centro turistico dotato di alberghi e Pregola dove funziona un famoso centro sportivo C.O.N.I. Di interesse escursionistico per tutti è il rifugio della Faggeta da poco restaurato, luogo incantevole per passare una domenica in pace, per un picnic d una passeggiata salutare e perché no un poco di ristoro di acqua purissima alla vicina Fontana della Bonifica, così come ai Piani del Lesima per una bellissima passeggiata. Altro sito che sicuramente merita è la secolare e immensa rovere che si trova nei pressi di Pratolungo. Non dimentichiamo che dal crinale passa una delle “Vie del Sale” che prosegue unendosi sul Monte Chiappo a quella che proviene dal Monte Giarolo. Non possiamo dimenticare che da questo crinale passa la Via Longa 1 , una tra le vie più importanti della rete sentieristica. I paesi di di questa zona sono tutti da visitare: Bralello dove nei pressi esistono degli immensi castagni, Barostro, Cencerate, Samboneto, lungo la Alta Valle Staffora, Colleri, Cortevezzo. Pratolungo, Lama, Ponti, Corbesassi, Someglio lungo la Valletta del torrente Avagnone, infine Zerba, Vesimo, Cerreto nel versante che volge verso la Val Boreca.
Da questo crinale passano le vie più importanti della sentieristica di queste zone, la prosecuzione della “Via del Mare” e la storica “Via del Sale”. Siamo ai confini con la provincia di Alessandria, vicini all’alta Val Curone. Lungo questo crinale corre dunque il confine tra due province. I panorami sono di una bellezza assoluta, anche in considerazione del fatto che possiamo trovare alcune delle cime più alte dell’Appennino Oltrepadano e Ligure: il Monte Chiappo tocca addirittura quota 1700 metri. Ci sono carrarecce impegnative di lunga estensione, sentieri ripidi e divertenti. Due importanti strade conducono nelle zone alte della Val Curone e della Valle Staffora che si uniscono al Monte Chiappo dove sono situate le sorgenti dei due torrenti. Particolare evidenza merita il Tempio della Fraternità di Cella di Varzi la cui costruzione è legata al ricordo della seconda guerra mondiale. Dal ponte sullo Staffora di Varzi si prende la strada per Castellaro, paesino situato in un punto panoramico sulla Valle Staffora, la cui immane bellezza appare ancora oggi sottovalutata. Scendendo da Cignolo e passando da Casanova Staffora, è doverosa una piccola deviazione al Santuario della Madonna del Bocco, il luogo delle apparizioni mariane alla giovane Angela Volpini. Da qui parte una lunga sterrata: arriva sul crinale dalla parte opposta a quella precedentemente indicata, che inizia da Forotondo. Passiamo Cegni, dove il 16 agosto si celebra il tradizionale “Carnevale Bianco”. Proseguendo lungo la strada, ci inoltriamo nell’alta Valle Staffora e, attraverso una deviazione, a Negruzzo, paesino di rara bellezza. Si prosegue verso Casale Staffora per poi arrivare al Passo del Giovà, fino a Capanne di Cosola, spartiacque per la Val Borbera. Le montagne più rappresentative sono il Monte Boglelio sull’estremità più a nord del crinale e il Monte Chiappo più a sud. Il Monte Boglelio è costituito da un’ampia dorsale piatta coperta nella maggior parte da prati: dalla sua cima il panorama è di notevole livello; in primo piano, spiccano le due valli attraversate, a destra, dal Curone e, a sinistra, dallo Staffora. Proseguendo sul crinale, si alternano i boschi e gli ampi prati che culminano in quelli del Piano dell’Armà, all’inizio della salita impervia per il Monte Chiappo. Infine, la sterrata per il Monte Chiappo, vera e propria prova del nove per le capcità muscolari dei biker, data la pendenza davvero proibitiva. Punto di incontro tra le valli Borbera, Curone e Staffora, è lo spartiacque tra le dorsali che provengono dal Monte Antola, dal Monte Lesima e dai Monti Ebro e Giarolo. Dalla cima del Monte Chiappo le sorgenti danno vita a due dei più importanti vie d’acqua di queste zone: il torrente Curone e il torrente Staffora.
La zona che andiamo a scoprire è molto estesa, comprende molti comuni e racchiude la parte più ad est dell’Oltrepò Pavese collinare. Questa è senza dubbio, una zona di grande produzione di vino di qualità, una serie di vini che si sono conquistati il palmares di migliori a livello nazionale mentre la viticoltura locale si sta prepotentemente conquistando un posto al sole anche sui mercati internazionali, Barbera, Bonarda, Sangue di Giuda, Buttafuoco, Pinot, Riesling, Cortese e Moscato sono solo alcuni dei nomi rappresentativi della vasta gamma di uve oltrepadane, tanto da elevare la sua importanza a livello nazionale. Se ci dovessimo avventurare tra le colline dell’Oltrepò potremo ammirare colline dai dolci pendii, dal colore verde, e lunghe file di vigneti, e ancora più spettacolari saranno i colori nella primavera e in autunno, dove il verde si mischia al colore delle foglie creando panorami naturali di assoluta bellezza. Tre valli tagliano tutta questa zona inserendosi fino a toccare i confini emiliani, la valle del Torrente Ghiaia di Montalto, la Valle Scuropasso, e la Valle Versa, che assieme alla Vale Staffora, compongono la struttura dell’Oltrepò Pavese. Non troveremo grandi cime ma solo colline e sui molteplici cucuzzoli le Torri e i Castelli, sentinelle perenni di questi luoghi. I paesi e i borghi hanno tutti una bellezza particolare, e la voglia di conservare e non cambiare case, viottoli, chiese, castelli ma di conservare, pulire, migliorare. Potremo trovare piazzette piccole, silenziose, contornate dai colori dei fiori sui balconi, e la gente laboriosa nelle tante aziende agricole, piccole o grandi realtà che fanno da contorno al bellissimo paesaggio. Alcune di queste aziende sono dei veri gioielli che hanno conservato la loro bellezza antica, fatta di ville medioevali e di castelli ristrutturati. Da Casteggio si entra nella Valle del torrente Coppa fra le colline coltivate a vigna e arriva al comune di Borgo Priolo prima, poi a Borgoratto Mormorolo ed infine a Fortunago. Il paese, appartenuto ai Malaspina e ai Dal Verme, è stato oggetto di un’efficace opera di restauro preservando le case in pietra tanto da ricevere la onorificenza di uno dei più belli borghi d’Italia. Un altro percorso, sempre partendo Casteggio, ci porta dapprima a Calvignano, poi Montalto Pavese che ci consente di ammirare le sottostanti valli dello Scuropasso e di Ghiaie, mentre tutto intorno trionfano i vigneti, ma non si può fare a meno di vedere il maniero posto nella sua spettacolare posizione tanto da renderlo uno dei più belli del Nord Italia, anche se visitabile solo da fuori. Poco fuori Casteggio ci si può inoltrare trovando alcuni paesini non molto appariscenti ma dalle particolarità molto accese, parlo di Oliva Gessi, Torricella Verzate dove spicca il Santuario della Passione, Mornico Losana e Corvino San Quirico. La Valle dello Scuropasso lascia Broni e si inoltra all’interno ma una deviazione sulla destra conduce a Cigognola e a Pietra de’ Giorgi dove si possono ammirare i relativi Castelli. Quello di Pietra De Giorgi è stato costruito dai Beccaria così come quello di Rocca de’ Giorgi che si raggiunge dopo essersi lasciati alle spalle Lirio, passando da Montecalvo Versiggia e nella frazione, sede comunale, di Villa Fornace troviamo la villa Giorgi di Vistarino, impreziosita dal verde del parco che lo circonda. Sulla Valle dello Scuropasso vegliava la rocca, detta “di messer Fiorello”, le cui mura, ora in decadimento, si ergono possenti su un poggio boscoso. Questo itinerario può concludersi toccando Pometo, sede del comune di Ruino. Punto di partenza ideale per la Valle Versa è sicuramente Stradella, città delle fisarmoniche. Due brevi varianti portano a Canneto Pavese e Castana dove i filari delle vigne le abitazioni rustiche, con cantina per la vinificazione, indicano ancora una volta che il radicamento dell’uomo alla terra, in quest’angolo di Lombardia, è avvenuto all’insegna della viticoltura. A Montù Beccaria devo assolutamente citare la ospitalità della famiglia Vercesi padroni di quello che era il Castellazzo. Il suo piccolo giardino contiene angoli e panorami davvero incantevoli. Torniamo ora sulla provinciale per arrivare a Santa Maria della Versa, uno dei principali centri vitivinicoli dell’Oltrepo, la capitale della raffinata produzione dello spumante. Il Castello di Santa Maria della Versa si trova in frazione Soriasco. Comoletiamo la visita alla Valle Versa toccando i paesi di Golferenzo e Volpara fino ad arrivare a Canevino. Torniamo infine a ritroso ma sulla sponda opposta del crinale, siamo al confine della Oltrepò Pavese e della Provincia e le vigne che si vedono sulla nostra destra sono quelle dei vini piacentini. Dopo essere transitati a Rovescala si passa da San Damiano al Colle e a Bosnasco e, con una deviazione, a Zenevredo.
LA PIANURA si alterna alle colline così come la nebbia e i campi coltivati vengono sostituiti, man mano che l’altitudine aumenta, da paesaggi appenninici. L’Oltrepò Pavese è una terra complessa, articolata in realtà differenti ma complementari. Un po come la sua storia, la cui colonizzazione si perde nella saga delle truppe romane e delle gesta di Annibale. La luna di terrena compresa tra il fiume Pa e le colline che preannunciano la catena appenninica entrano a far parte del dominio romano al termine della prima guerra punica. Nel 241 avanti Cristo (era l’anno in cui Cartagine fu costretta a piegarsi di fronte alle durissime condizioni di pace), prende quota una lenta ma progressiva conquista della zona da parte delle milizie capitoline. Una volta nelle loro mani la Sicilia e la Corsica, le loro brame si spostarono versa la Liguria. e tanto fecero che si impossessarono del Tirreno non senza aver massacrato le popolazioni indigene. Un fatto che scatenò l’ira ai consoli del senatore Appio Claudio. Successivamente nel mirino finì la terra dei Galli. Una consistente quota dell’Italia settentrionale (Gallia e Cisalpina) venne trasformata in provincia romana. Nel frattempo, si susseguiva la fondazione delle principali città che sorgeranno lungo la via Emilia: si tratta di Modena, Piacenza, Cremona e molti dei più impartanti centri dell’Oltrepo. Nel corso degli anni, quelli che inizialmente erano soltanto castrum militari, si trasformarono in cittadine (tra esse, vanno ricordate Clastidium e Litubium, le odierne Casteggio e Retorbido). L’Oltrepò subì il fenomeno di una fitta migrazione di popolazioni. I Romani subentrarono agli insediamenti che precedentemente si erano stanziati lungo la valle padana. Successivamente, con il crollo dell’impero romano d’occidente, anche l’Oltrepò venne occupato dalle orde barbariche che penetrarono soprattutto nel nord d’Italia. E la zona a sud del fiume Po risentì positivamente di Pavia capitale del regno italico dal VI all’VIII secolo. La sua posizione privilegiata resterà tale fino al IX secolo, sotto il regno gotico e longobardo. Un ruolo centrale, durante il Basso Medioevo, lo giocò la città di Voghera, nata come vicus romano. Fino al 1371 resta la falange dello stato pavese. Successivamente viene ceduta al conte Luigi Dal Verme. Ma già da un secolo (dal 1271) Voghera ottiene dal consiglio dei Mille Credentari di Pavia il diritto di eleggersi un podestà e di governare con statuti propri. Quindi la zona conosce il dominio dei Visconti che costruiscono il castello di Voghera, degli spagnoli alla fine del XVI secolo quando unità territoriali e politiche frammentate vengono sostituite dal dominio iberico. Infine, nel 1743, subentrarono gli austriaci. Con l’occupazione francese nel 1796, l’Oltrepo rientra in un primo momento sotto il dipartimento di Marengo e poi di Genova. Le prime mosse avvengono sotto la dominazione asburgica. Ma è con il governo di Parigi e con Napoleone I che diventa consistente il recupero delle antiche vie di comunicazione oltrepadane, in prima linea la via Emilia. Opera che non viene tralasciata dai Piemontesi dopo il 1815. Dopo l’unità d’Italia, nel 1860, il punto focale del territorio pavese resta l’Oltrepò. Una posizione che non gli viene usurpata neanche nel corso del ventesimo secolo, quando l’Oltrepo pavese diventa uno dei centri a maggiore attività partigiana: saranno le brigate della zona ad opporre una strenua resistenza alle armate nazi-fasciste. Poi, che il secondo dopoguerra sia stato duro anche per l’Oltrepo è indubbio. Ma la posizione centrale del suo territorio, le risorse naturali e l’imprenditoria degli agricoltori ha permesso alla zona di risollevarsi rapidamente e di occupare il vertice della vitivinicoltura.
Ciò che ha impresso in questi luoghi un segno ancora oggi visibile è la storia. Il periodo medioevale ha portato al nostro territorio brillantezza e prosperosità, ma anche battaglie e di sofferenze. E, se si parte da tempi ancora più antichi, si può dire che queste erano zone di passaggio e poi di insediamento: lo si arguisce da alcuni reperti archeologici sul Monte Vallassa e da ritrovamenti che risalgono all’età della pietra e che documentano sul Monte Alfeo e nei pressi di Serra del Monte (il Castelliere di Guardamonte) l’esistenza di vita organizzata. Si trattava di popolazioni liguri (iriati e derthonine) che si sono insediate nei nostri Appennini. La luna di terreno compresa tra il fiume Po e le colline che preannunciano la catena appenninica entrano a far parte del dominio romano al termine della prima guerra punica. Poi occorre un balzo di qualche secolo per arrivare al 238 a.C., quando i Romani iniziarono la guerra contro i Liguri della Riviera; il conflitto durò fino al 224 a.C., anno in cui i Romani entrarono in Valle Staffora, nel territorio “vogherese”. Nel 221 a.C., fortificarono Clastidium (Casteggio), accolti dalle popolazioni liguri che in seguito, con l’arrivo di Annibale nel 218 a.c., compresero come i Romani non fossero esattamente ciò che si aspettavano e così si allearono con le sue truppe. Durante il periodo delle guerre puniche – più precisamente nel corso della seconda – i Romani si impossessarono definitivamente di questi luoghi esattamente nel 197 a.C., trasformando luoghi come Clastidium e Litubium (Retorbido) in vere e proprie cittadine. La maggior parte di queste testimonianze si ricercano lungo la Via Postumia (l’attuale via Emilia). Casteggio ha avuto una importanza fondamentale, essendo un centro strategico per le milizie Romane. La storia di questi luoghi dice poi che Annibale (abbiamo già citato la Fontana di Annibale a Casteggio) è stato certamente in queste zone e sicuramente ha combattuto in questi luoghi: famosa la battaglia sul Fiume Trebbia, che vide Annibale vittorioso sui Romani. La fornace di Massinigo, ritrovamento di assoluto valore archeologico. Nei secoli successivi, in queste stesse zone, si intensificarono i passaggi di genti dedite ai commerci e Voghera (Iria, poi Vicus Iriae, poi Viquirie, Viqueria e infine Voghera) visse un periodo di notevole importanza, soprattutto sotto il profilo strategico. A proposito di Voghera, occorre ricordare un cavaliere che venne in questi luoghi a combattere: il suo nome è Bevons de Noyers. Da combattente si trasformò in pellegrino e morì nei pressi di Voghera; fu venerato come santo e divenne San Bovo. Ancora oggi riposa nel Duomo di Voghera. Numerose e articolate risultano le vicissitudini relative ai passaggi di proprietà del territorio, dovute a continue guerre tra famiglie nobili. Cerchiamo di riassumerle in poche date. Iniziamo dal XII secolo, quando Federico Barbarossa assegnò a Pavia i feudi Vogheresi e l’Oltrepò divenne Pavese. In seguito ci furono i trattati di Worms (1743) e quello di Aquisgrana (1748) che assegnarono il territorio ai Savoia, Infine, con l’Unità d’Italia, l’Oltrepò si caratterizzò esattamente com’è oggi. Nel corso della storia, va ricordato che, dopo il periodo di Federico Barbarossa, queste zone furono dominate dagli Sforza; tuttavia, a lasciare segni tangibili è il fatto che alcune nobili casate come i Malaspina, i Dal Verme, i Beccaria e i Visconti abbiano costruito una fitta rete di castelli, roccaforti e torri nei cui dintorni sono sorte abitazioni e piccoli borghi, che ancora oggi conservano le vestigia di un tempo regalando al visitatore e il ricordo di luoghi dal forte sapore evocativo. Oggi molti castelli sono oramai diroccati mentre altri manieri non esistono più perché le pietre furono usate per costruire case; altri ancora sono stati trasformati in ville patronali, o ville annesse ad Aziende Vinicole. Altri, infine, sono stati restaurati da alcuni privati (Montalto Pavese, Cigognola, Montesegale, Brignano Frascata). Alcuni, per fortuna, sono accessibili ai visitatori, come il Castello di Oramala, famoso perché era la residenza principale di Oberto Obizzo del casato dei Malaspina – e addirittura nominato da Dante nella Divina Commedia – il Castello di Zavattarello e il Castello Visconteo di Voghera che, dopo anni di vicissitudini, è stato in parte restaurato. Al pari dei castelli, nel territorio sorsero anche molti luoghi di preghiera: il più importante è sicuramente l’Abbazia di San Colombano, a Bobbio; oltre ad essere un punto cardine per la religiosità, è stato anche un punto importante per il passaggio dei pellegrini che si dirigevano a Roma attraverso la Via Francigena, nei tratti che percorrevano le Valli Curone e Staffora. Abbazie e monaci sono due termini che si associano spesso alla cultura in generale, e in modo specifico anche alla cultura della terra, quindi della vite. Proprio grazie ai monaci, infatti, si sono potute conservare le tradizioni della coltivazione e della produzione del vino. L’Oltrepò, in ogni caso, è caratterizzato – a vederlo da vicino – da una serie di dolci pendii segnati dai filari, che costituiscono solo una parte dell’invitante paesaggio punteggiato da antichi borghi e castelli. L’Oltrepò Pavese copre quel territorio che, dalle rive del Po (come dice il nome “Oltre il Po”), è composto in maniera articolata da un mosaico geologico che accosta fiumi, pianura, collina e montagna, così da rendere il suo aspetto complessivo tutt’altro che uniforme: alla parte pianeggiante più prossima al Po (dove il terreno, fertile, di origine alluvionale e argilloso, favorisce la coltivazione del mais, del frumento, della bietola e della soia) succede la fascia collinare, con rilievi ondulati costituiti da rocce sedimentarie di carattere argilloso, regno della coltivazione della vite, estesa su una superficie di 16 mila ettari di boschi di acacie e querce, fino ad arrivare alla fascia montana che porta ad incunearsi tra le altre Province vicine e confinanti, formando con esse una porzione di territorio chiamato appunto delle “Quattro Province”.
Se la storia dell’Oltrepo pavese è tra le più ricche di avvenimenti di tutta la zona, altrettanto si può dire per la città di Voghera, considerata a ragione la “capitale” di tutto l’Oltrepo. Il bandolo della successione dei secoli può essere impugnato fin da prima della nascita di Cristo, quando i Celti si insediarono lungo le coste del mar Ligure e si spostarono progressivamente verso l’interno lungo la via del Sale e la Valle Staffora. Le notizie meglio documentate risalgono all’epoca romana quando Iria (così era allora soprannominato il borgo da cui nascerà Voghera) venne compresa, secondo la divisione effettuata da Augusto, nella IX regione. L’importanza del centro deriva proprio dalla sua posizione strategica, lungo la via Postumia, la strada che collega Genova con Julia Concordia sull’ Adriatico, e dal traffico di merci e di uomini che ne comportava. La Tabula Peutingeriana (si tratta di una rappresentazione del mondo romano del III secolo dopo Cristo) mostra Iria a circa dieci miglia dall’attuale Tortona.
La posizione di passaggio aveva permesso al centro un deciso impulso economico e sociale. Ma questo fu anche causa di saccheggi da parte dei popoli barbari che mandarono in rovina la città, la quale cambiò nome assumendo quello di Vicus Iriae.
Da qui, attraverso successive variazioni, la denominazione del borgo mutò progressivamente in Viqueria, Vocheria per giungere alla definitiva Voghera.
In epoca altomedievale la città fu sottomessa ai vescovi di Tortona e dopo aver conosciuto questo dominio approdò alla libertà comunale, periodo nel quale non mancarono i contrasti con le città di Pavia e di Tortona. Durante la guerra che vide opposti i comuni lombardi al Barbarossa, Voghera mantenne una prudente neutralità anche perchè la città era sprovvista di difese sia naturali che militari. Questa mancata entrata in guerra valse a Voghera una serie di privilegi e il conferimento di uno stemma che riportava il motto “Voghera godrà grande tranquillità per lungo tempo se saprà vivere cauta”. All’inizio del XIV secolo, Matteo Visconti divenne signore della città e delle limitrofe. Saranno proprio gli esponenti della sua famiglia a far costruire, nel 1377, il castello che ancora oggi costituisce una interessante testimonianza dell’architettura militare. Nel 1436, Filippo Maria Visconti concesse la signoria della città al conte Luigi Dal Verme. I Dal Verme mantennero questo privilegio sino al 1489, anno in cui la città ritorna a far parte dei possedimenti del ducato di Milano.
Alla sovranità spagnola subentrò quella austriaca che durò sino al 1743. In quell’anno venne assegnata ai Savoia che ne fecero il capoluogo della provincia militare. E nel 1798 anche la città iriense entra a far parte dell’orbita francese guidata da Napoleone. La città assunse una fisionomia propria verso la fine dell’Ottocento quando la popolazione raggiunse le 16 mila unità. La città cominciò guindi ad avere un aspetto più ordinato rispetto al precedente grazie all’abbattimento delle vecchie mura. E subito dopo iniziarono a trovare posto le prime importanti industrie, fra cui l’officina ferroviaria, nata nel 1918.
La famiglia Malaspina deriva da quella degli Obertenghi della marca ligure orientale che, insieme con gli Aleramici del Carretto e altre famiglie, domina la zona dell’Appennino Ligure. I Malaspina non avevano il possesso di molti castelli e territori che andavano dalla vicina Val Trebbia fino alla Lunigiana dove i Malaspina prendevano origine. In parte acquistati o provenienti da investiture o provenienti da antiche “curie”. Che cosa significa Malaspina? Alcuni studiosi, tra cui il Muratori, riprendono la leggenda secondo cui Accino, un antenato del capostipite dei Malaspina, vissuto nel 549, uccide per errore con una spina Teodoberto I, re dei Franchi, mentre preparano insieme un attacco a un nemico comune. La famiglia degli Obertenghi è una delle quattro importanti famiglie che hanno dominato la Liguria. Il castello di Oramala rappresenta la culla degli Obertenghi e poi dei Malaspina. Quella degli Obertenghi è considerata una famiglia di origine probabilmente franca, forse longobarda. L’antenato dei Malaspina è Bonifacio I, detto il Bavaro, vissuto all’inizio del IX secolo, riconosciuto da Carlo Magno come duca. Oberto, il capostipite dei Malaspina, ottiene da Ottone di Sassonia, re del Sacro Romano Impero, la carica di conte del Sacro Palazzo, ossia rappresentante del re, e il feudo della Liguria Orientale; i suoi possedimenti si estendono così su Toscana, Liguria e Piemonte, arrivando quasi a Tortona. Attivo protagonista delle vicende politiche del tempo, Oberto riesce ad occupare alcuni possedimenti fondiari di importanti monasteri come San Colombano a Bobbio ed è coinvolto in numerosi contrasti con l’abate di Bobbio Gerberto d’Aurillac, che diventerà papa con il nome di Silvestro II. I discendenti di Oberto si suddividono in vari rami che danno origine ad alcune importanti famiglie del territorio italiano: oltre al ramo principale dei Malaspina, la linea degli estensi da cui discendono anche gli Hannover, che occupano Ferrara, Modena e Reggio Emilia; il ramo dei Pelavicino (dal cognome molto significativo di uno dei discendenti), che occupano Parma, Piacenza e Fidenza; e altri rami con feudi sparsi nell’Appennino tosco-ligure-piemontese. Nel X secolo, gli Obertenghi s’insediano nella fortificazione di Oramala. Secondo lo storico Guido Guagnini, esisteva una torre a base quadrata di epoca romana, alta 15/20 metri, che faceva parte della linea retta che collega Oramala con le torri di Pozzolgroppo e Sant’Alberto di Butrio. Il primo documento che nomina Oramala risale al 1029: il diacono Gerardo dona al marchese Ugo degli Obertenghi, insieme ad altri beni, la rocca di Oramala. Questa passa ad Alberto Azzo I e a Oberto Obizzo che vi risiede e, nel documento del 1056, viene nominato suo vassallo Rustico da Oramala. Con il termine rocca, Oramala è individuata come fortificazione sulla sommità del monte. Il castello, per brevi periodi, è in possesso dei marchesi d’Este (1157) e del Vescovo di Tortona, anche se è poco chiaro quando avvenga questo passaggio e che cosa precisamente rappresenti Oramala – solo il castello o anche la zona intorno al castello? – ma, nel 1164, Federico Barbarossa riconsegna il possedimento a Obizzo Malaspina. Nel 1167, il Barbarossa viene aiutato da Obizzo a raggiungere Pavia attraverso i sentieri tracciati dai mulattieri nell’Appennino e passa una notte ad Oramala. Nel 1184, nei documenti, viene indicato il “dongione”, ossia un ridotto difensivo interno al castello, circondato da un recinto murato, quindi non una torre nel castello, ma un “castello nel castello”. Situazioni simili si trovano nell’area geografica dell’Oltrepò. In quel periodo, quindi, Oramala è individuata dal dongione a dalla torre. Tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, la corte di Oramala vive il periodo di maggior splendore sotto il profilo culturale: viene celebrato il joi, la gioia della giovinezza, dell’amor cortese. Importanti trovatori, originari della Provenza, vengono accolti dai nobili delle corti del Nord, tra cui i marchesi di Monferrato, e dai Malaspina. Il castello di Oramala, posto sull’antica strada che dalla Val Bisagno risaliva attraverso il passo della Scoffera in Val Trebbia e, attraverso il passo del Brallo, in Val Staffora, tra Tortona e Pavia, è l’unico castello malaspiniano nominato nei testi trobadorici, a testimonianza dell’importanza strategica rivestita da questa corte nell’ambito del sistema di comunicazione e delle relazioni di potere del tempo. Il primo trovatore a entrare in contatto con i Malaspina è Raimbaut de Vaqueiras, originario della Valchiusa, resa famosa dai versi di Francesco Petrarca. Raimbaut sosta alla corte di Obizzo il Grande: oltre ad essere un eccezionale testimone delle vicende politiche e militari che coinvolgono i Malaspina, è famoso per essere il primo poeta a comporre delle strofe in un volgare italiano: il genovese (nel celebre contrasto con la donna genovese: Donna, vi ho tanto pregata). Negli anni seguenti, durante il periodo della condivisione del potere tra Guglielmo e Corrado (ricordato da Dante come “l’Antico”), altri importanti trovatori vengono accolti a Oramala e celebrano la fama dei Marchesi, che sul modello della corte del Monferrato trovano nella poesia dei compositori itineranti un significativo elemento di prestigio. Aimeric de Peguilhan canterà il suo signore Guglielmo in uno splendido compianto funebre; Peire Raimon crea un componimento basato sul gioco allegorico intorno al nome Malaspina, ripreso poi da Dante e Cino da Pistoia; Albertet de Sisteron, Aimeric de Belenoi e Guihem de la Tor si cimentano nel genere del cortège de dames (corteo di dame), chiamando a raccolta attorno a Selvaggia e Beatrice Malaspina le più importanti nobildonne dell’epoca. Nel 1221, dopo la morte di Guglielmo, avviene la storica divisione dei beni e la distinzione araldica tra i cugini Corrado e Obizzino, con il fiume Magra come termine divisorio: a Corrado, capostipite del ramo dello Spino Secco, toccano le terre poste sulla riva destra del fiume, con capoluogo Mulazzo; a Obizzino, quelle poste sulla riva sinistra, con capoluogo Filattiera. In base alla spartizione, le valli Staffora e Curone vengono assegnate, unitamente a una porzione dei feudi lunigianesi, a Obizzino. Nel 1275, un’ulteriore spartizione assegna ad Alberto, figlio di Obizzino, i castelli di Oramala, Monfalcone e Valverde; al nipote Francesco, Pozzolgroppo, Bagnaria e Pietragavina; agli altri nipoti, Varzi, Santa Margherita e Casanova. Nel XIII secolo inizia il declino, anche a causa del continuo frazionamento del patrimonio tra gli eredi dei Malaspina. Oramala rimane in possesso dei Malaspina fino al XVIII secolo.
Non saremo sicuramente smentiti se affermiamo che in Oltrepò Pavese esistono più di cento tra rocche, torri e castelli: nel bene e nel male, hanno scritto, almeno in parte, la storia di questi luoghi. Hanno portato fino ai nostri giorni storie, leggende nobiliari e le tradizioni più antiche, ma anche un patrimonio immenso d’arte che, per tante ragioni, risulta poco sfruttato. La maggior parte dei castelli erano destinati originariamente solo alla difesa ma, con il tempo, divennero residenze stabili dei feudatari man mano ampliandosi raggiungendo, fino al secolo XVI, momenti di splendore. L’esempio più eclatante era Oramala, sede di una vera e propria corte del XIII secolo, in pratica la capitale dei feudi Obertenghi di queste due valli. Come già detto i castelli erano posizionati su alture che, in sequenza, controllavano la valle principale e le valli minori ma, usufruendo delle grandi disponibilità finanziarie, nel caso dei Malaspina soprattutto con il denaro proveniente dal pagamento delle gabelle, preferirono trasferirsi nei borghi di fondovalle, in case o palazzi signorili. In Valle Staffora troviamo queste residenze a Godiasco, Bagnaria e Varzi. Questo passaggio decretava, ma non era l’unica ragione, la decadenza dei castelli declassandoli ad aziende agricole, oppure finivano in rovina tanto che utilizzarono i sassi come materiale di costruzione. Ecco il perchè alcuni di questi non si trova più traccia. Percorrendo le strade e i sentieri dell’Oltrepò Pavese, siamo sicuramente investiti e abbagliati da queste costruzioni. Sebbene in alcune occasioni c’imbattiamo in pochi sassi, la nostra mente sempre torna indietro nel tempo cercando di capire in che modo quel luogo sia stato protagonista e che cosa vi sia accaduto. Basti pensare ad antiche famiglie importanti come i Dal Verme, i Malaspina, i Beccaria, i Visconti: tutte legate, in un modo o nell’altro, al nome altisonante di Federico I, detto il Barbarossa. In certi luoghi, poi, si possono trovare antiche leggende che s’intrecciano con antiche tradizioni popolari. Una di queste ci porta a Retorbido, dove visse Bertoldo il villano che diede del filo da torcere al Re Alboino. La storia ha portato nella nostra zona anche i trovatori provenzali che avevano trovato più che ovvio incontrarsi presso il Castello di Oramala. Da citare, inoltre, la regina d’Inghilterra, Carolina di Brunswick, che veniva spesso al Castello di Montù dei Gabbi, vicino a Canneto Pavese, per incontrare l’amante e dare sfogo alle proprie dissolutezze. Castelli e torri hanno avuto anche la funzione di presidi alle strade di accesso ad altre valli e al mare: i signori dei luoghi, spesso, hanno imposto pesanti pedaggi, costringendo i commercianti a cambiare rotta e utilizzare nuove vie sui crinali di collegamento tra le diverse valli sulla via per il mare. Più di recente, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, le truppe tedesche si sono impossessate di alcuni castelli e li hanno trasformati in centri operativi: dure battaglie sono state combattute dai partigiani che hanno dato la vita per la libertà. Altri castelli furono distrutti dai bombardamenti tanto che non furono più ricostruiti. Costruire un castello non era cosa semplice e soprattutto era un costo oneroso. Oggi, per la verità, la maggior parte dei castelli recuperati appartengono a privati che hanno sostenuto costi importanti per la ristrutturazione dei manieri. Alcuni sono visitabili quasi tutto l’anno, altri sono ridotti a miseri ruderi. Ogni paese o città ha avuto il suo castello. Alcuni di essi sono stati trasformati in residenze, ma hanno comunque conservato parte delle strutture originali. Citarli tutti, in questa pubblicazione, è forse impossibile: Tuttavia, vale la pena ricordare almeno che quelli visitabili, soprattutto nella stagione estiva, sono il Castello di Oramala e quello di Zavattarello; mentre il maniero di Stefanago è visitabile previa prenotazione. Montesegale apre l’esterno del castello in occasione della festa patronale; e così quello di Nazzano, con visita a Villa San Pietro, posta di fronte.
In Oltrepò Pavese si trovano numerose chiese e pievi. Questi edifici, luoghi di fede ma anche di sosta, tappe intermedie di faticosi pellegrinaggi, sono situate in zone collegate alla via Francigena e alla Via del Sale, grandi direttrici viarie percorse non solo dai pellegrini, ma dai mercanti. Sono capolavori e patrimonio di architettura e religioso del quale le Quattro province sono ricche. Molte di queste, originariamente parrocchiali, sono state abbandonate, nel corso dei secoli, dai fedeli, che hanno preferito recarsi, per comodità, nelle chiese più recenti e più centrali. Questo disuso, in un certo senso, ha tutelato il patrimonio architettonico-culturale e artistico, consentendo lo conservazione degli stili. Spesso, infatti, l’ininterrotta funzionalità di un edificio comporta, per una serie di esigenze pratiche, continui rimodellamenti fino a cancellarne la struttura originaria. Per fortuna, nel nostro territorio, questo non si è verificato e le strutture artistico-religiose hanno mantenuto nel tempo la loro originale bellezza. La maggior parte delle nostre chiese è visitabile durante le funzioni religiose domenicali; altre vengono aperte durante eventi mensili o annuali. Per chi volesse cimentarsi in qualche percorso per MTB abbiamo inserito negli itinerari tematici alcuni percorsi che consentono di apprezzare quanto più possibile il valore artistico delle nostre chiese, pievi e oratori. Esistono poi alcuni itinerari che, per quanto possibile, seguono le orme dei pellegrini che qui transitavano per recarsi alla Abbazia di Bobbio, a variante della Via Francigena, segnalando la presenza di alcuni luoghi adibiti a ricovero dei pellegrini, alcuni scomparsi, altri ancora visibili, altri ancora riscontrabili in qualche maceria e nei ricordi ancora vivi tramandati nelle generazioni.
Ci siamo immaginati alcuni pellegrini che, provenienti da luoghi diversi, prendevano la loro borsa e il lungo bastone per avventurarsi dalla Via Postumia sui crinali dell’Oltrepò Pavese, verso i vari punti di ristoro, xenodochi e hospitales, raggiungere Bobbio, e intraprendere il cammino verso Roma. Bobbio è stato il fulcro di questi pellegrinaggi, richiamando le genti delle valli limitrofe, che trovavano nel monastero una utile tappa per pregare e riposare. Vennero così creati nei punti strategici del cammino una serie di “hospitales”, xenodochi, conventi, ospedaletti, atti ad ospitare i viandanti, per le soste intermedie, fornire cure mediche e il necessario ristoro. Le strade più importanti si possono sicuramente individuare nelle strade provinciali odierne, che raggiungono i colli e i passi naturali, mentre per i sentieri la cosa diventa più complicata; ma con lo studio, la ricerca e il ritrovamento di reperti direttamente sul terreno, si può ricostruire quelle che un tempo erano le vie di comunicazione principali. Si fanno supposizioni, ma alimentate da prove identificate sulle mappe antiche e sugli scritti autentici di allora. C’è una collana di libri belli e molto dettagliati, ricchi di documenti, scritti da Fiorenzo De Battisti (“Storia di Varzi”), in cui si illustrano alcuni punti strategici, quali gli xenodochi: ad esempio, nei pressi di Varzi a Casa Cagnano; a San Silverio, vicino a Trebecco; a Ranzi, sempre nei pressi Varzi, che era considerata una “corte”, il convento di San Giacomo, nei pressi della già citata Fonte di San Giacomo, che alcuni indicano come la sorgente del torrente Staffora, dove si trovano alcune lastre che ne indicano l’esistenza; e il convento di Vallescura, nei pressi del Passo della Scaparina, punto strategico per il passaggio e la discesa verso Bobbio. Anche a Redavalle si trovava uno xenodochio, che serviva da tappa per i pellegrini che si avventuravano verso Bobbio arrivando dalle colline dell’Oltrepò Orientale.
Paesi d’Oltrepò Pavese pianeggiante a ridosso del fiume Po, collinare, della Valle Staffora, montano e orientale dei vigneti. Rigorosamente in ordine alfabetico.
PAESI | A
PAESI | B
◾ LE FRAZIONI : Arpesina, Biancanigi, Boffinisio, Ca de’ Bergognoni, Ca de’ Gallotti, Ca de’ Guerci, Ca Percivalle, Cappelletta, Casa Perotti, Fornace, Gallà, Ghiaia dei Risi, Òlesi, Pianetta, Rivazza, Schizzola, Staghiglione, Stefanago, Torrazzetta, Torre Bianchina, Torre del Monte
◾CASTELLI, TORRI, RESIDENZE SIGNORILI: Castello di Stefanago+ link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Castello di Stefanago, Giardino all’italiana + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Barostro, Bocco, Bralello, Casone, Cencerate, Colleri, Collistano, Corbesassi, Cortevezzo, Feligara, Lama, Pianellette, Piani del Lesima, Pietranatale, Ponti, Pratolungo, Pregola, Rovaiolo, Selva, Someglio, Valformosa, Valle Superiore
◾MUSEI: Ponti, Museo dei Ricordi + link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Parco del Monte Lesima + link video su youtube
PAESI | C
◾ LE FRAZIONI : frazione di Santa Margherita di Staffora
◾MULINI: Museo didattico produzione farina Mulino Pellegro + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Cròtesi, Mairano, Rivetta, San Biagio, Tronco Nero
◾MUSEI: Casteggio_Museo Archeologico di Casteggio e dell’Oltrepò Pavese + link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Mairano,Parco Villla Bussolera + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Bozzola, Calghera, Casa Andrini, Casa d’Agosto, Casa Porri, Casa Zanellino, Mandasco, Moglio, Mombelli
◾ PARCO e CASTELLO : Parco Castello di Verde + link video youtube
PAESI | F
◾ LE FRAZIONI : frazione di Santa Margherita di Staffora
◾ MULINI : Mulino dei Cognassi + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Cappelletta, Colombara, Costa Cavalieri, Costa Galeazzi, Gravanago, Molino della Signora, Sant’Eusebio, Scagni
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Parco di Fortunago + link video su youtube
PAESI | G
◾ LE FRAZIONI : Alta Collina, Casa Bedaglia, Casa Belloni, Cascina Morosini, Gomo, Montegarzano, Piumesana, Sala Superiore, Salice Terme, San Bartolomeo, San Desiderio, San Giovanni, Verone, Montalfeo
◾MUSEI: Museo Arte Contemporanea, Legno, Mineralogia + link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Salice Terme, Parco + link video su youtube
◾FESTE : Antica Festa di san Martino + link video su youtube
PAESI | L
◾ LE FRAZIONI :
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Parco Palustre + link video su youtube
◾LUOGHI DI CULTO: testo + link video su youtube
◾FESTE : testo + link video su youtube
PAESI | M
◾ LE FRAZIONI : Bardineio, Ca’ del Bosco, Canova, Carrobiolo, Casa Ciocca, Collegio, Costa Montemartino, Costa San Pietro, Ghiareto, Giarola, Lago, Molino San Pietro, Montemartino, Piano Margarino, San Pietro Casasco, Vallechiara, Varsaia, Vigomarito
◾MUSEI: Museo Civiltà Contadina di montagna e delle tradizioni locali + link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Riserva Naturale Monte Alpe + link video su youtube
◾LUOGHI DI CULTO: Santuario della Beata Vergine sul Monte Penice + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Bosco della Chiesa, Cà del Fosso, Cella, Costa Gallotti, Costaiola, Dònega, Finigeto, Fornacetta, Molgheto, Pezzolo, Villa Illibardi
◾MUSEI: Museo delle api + link video su youtube
◾FESTE : Fiera di San Martino + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Bagarello, Carolo, Casella, Castelrotto, Cerchiara, Colombato, Crocetta, Francia, Michelazza
◾MUSEI: Museo Cavatappi + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Bregne, Camolino, Case del Molino, Castignoli, Cencerate, Frascate, Languzzano, Molino della Montà, Sanguignano, Zuccarello
◾FESTE : SS. Cosma e Damiano + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Bergamasco, Bosco Negredo, Casa Barbieri, Casa Bianca, Costa Montefedele, Figale, Loglio di Sopra, Loglio di Sotto, Maccarone dei Frati, Moriano, Poggiolo, Roncole
◾MUSEI: testo + link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: testo + link video su youtube
◾LUOGHI DI CULTO: testo + link video su youtube
◾FESTE : testo + link video su youtube
PAESI | N
PAESI | O
◾ LE FRAZIONI : Gessi, Rosso
◾MUSEI: Casa Natale di San Luigi Versiglia + link video su youtube
PAESI | P
◾ LE FRAZIONI : Boffalora, Bordonenzo, Boscaiolo, Bosco Casella, Calcamucchio, Calchera, Casa Botta, Casa Carrone, Casa Costa, Casa Remigio, Cascina Esse, Casetta, Castagnara, Castellato, Cerrone, Cerronetto, Costa Grossa, Fitti, Molino, Pecorara, Quadrivio, Quarti, Scagno, Scorzoletta, Tagliate
◾ LE FRAZIONI : Porana
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Porana,Parco e Giardino,Villa Meroni + link video su youtube
◾FESTE : Porana, San Crispino Festa Borghi e Bande + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Abbazia Sant’Alberto, Carmelo, Casa Minchino, Casa Selvino, Lumello, Moglie, Molino del Conte, Panzini, Pizzocorno, Prendomino, Risaia, San Ponzo Semola, Trebbiano, Vignola
◾LUOGHI DI CULTO: Eremo di Sant’Alberto di Butrio + link video su youtube
PAESI | R
◾ LE FRAZIONI : Garlassolo di Sopra, Malpensata, Murisasco, Spinosa
◾FESTE : Sagra del polentone + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Buscofà, Chioda, Nazzano
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Giardino Botanico di Madonna del Monte + link video su youtube
◾GIARDINI : Nazzano, Giardino di Villa San Pietro + link video su youtube
◾FESTE : Festa d’Aprile + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Ariore Villa, Canedo, Canevizza, Casa, Casa Colombini, Casa Matti, Casa Pilla, Casa Rocchi-Crotta, Costaiola, Gabbione, Grazzi, Ozio, Pozzallo, Predacosta
◾MUSEI: Museo arte rurale e degli strumenti agricoli + link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Giardino Alpino Pietra Corva + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Ca’ Bella, Ca’ del Vento, Ca’ Littorina, Campana di Ferro, Ca’ Nicelli, Ca’ Nova, Cascina Molino, Cascina Val Madonna, Croce, Luzzano, Mosca, Pieve, Scazzolino
◾MUSEI: Museo Agricolo nei secoli + link video su youtube
PAESI | S
◾ LE FRAZIONI : Castello, Manzo, Monteceresino, Orto
◾MUSEI: Museo dei Combattenti + link video su youtube
◾MUSEI: Museo della Bambola + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Boccazza, Casa Agati, Casa Berni, Casamassimini, Cassinello, Colombetta-Piane, Montebruciato, Orzoni, Plessa, Santa Croce, Santa Maria, Sant’Antonio, Solinga, Torre Sacchetti, Valle Muto
◾MUSEI: Museo della Fisarmonica + link video su youtube
◾MUSEI: Museo Naturalistico + link video su youtube
PAESI | T
◾ LE FRAZIONI : Bosco Madio, Verzate
◾LUOGHI DI CULTO: Santuario della Passione + link video su youtube
PAESI | V
◾ LE FRAZIONI : Casa Ponte, Casa Schiavo, Casarasco, Cassano Superiore, Costa Croce, Molino Cassano, Montacuto, Monticelli, Mossago, Nizza, Oramala, Paravello, Poggio Ferrato, Fontanino, Pratolungo, Sant’Albano, Spessa
◾CASTELLI: Castello di Oramala + link video su youtube
◾MUSEI: Castello di Oramala_Museo lavorazione del ferro + link video su youtube
◾FESTE : Poggio Ferrato, festa d’autunno + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Bognassi, Bosmenso, Braia di Cella, Caposelva, Casa Bertella, Casa Cabano, Casa Fiori, Castellaro, Castello di Nivione, Cella, Dego, Fontana di Nivione, Monteforte, Nivione, Pietragavina, Rosara, Sagliano Crenna, San Martino, San Michele di Nivione, Santa Cristina
◾LUOGHI DI CULTO: Cella di Varzi_Museo Tempio della Fraternità + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Borgo, Carantano, Dorna, Filiberta, Lottona
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Parco dei Ronchi + link video su youtube
◾ LE FRAZIONI : Campoferro, Medassino, Oriolo, Torremenapace, Valle
◾MUSEI: Museo della Scienza + link video su youtube
◾MUSEI: Museo Storicoo + link video su youtube
◾ CASTELLI: Castello Visconteo + link video su youtube
◾LUOGHI DI CULTO: Chiesa Rossa,Tempio Sacrario della Cavalleria Italiana + link video su youtube
PAESI | Z
◾ LE FRAZIONI : Casa Marchese, Crociglia, Lagagnolo, Le Moline, Ossenisio, Panigà, Perducco, Pradelle, Rossone, San Silverio, Tovazza
◾MUSEI: Magazzino dei Ricordi + link video su youtube
◾CASTELLI: Castello Dal Verme + link video su youtube
◾GIARDINI, PARCHI, RISERVE: Parco Castello dal Verme + link video su youtube