ZONE | Oltregiogo

Itinerari e Cultura di questa zona sono in lavorazione ed aggiornamento

Oltregiogo terra senza stato

Dal territorio delle Quattro Province ci siamo spostati ad Ovest. Al netto dei paragrafi dedicati alle Vie di Marcarolo, della Bocchetta, dei Feudi Imperiali e quelli della val Bormida con la via Aemilia Scauri,  qui ci dedichiamo ai percorsi dedicati alla valle Stura. Siamo nel cuore dell’Oltregiogo, una terra che per secoli è stato un territorio tra la zona montuosa dell’Appennino Ligure e la pianura alessandrina. Territorio che oggi lo possiamo individuare nell’Alto Monferrato.L’area era certamente abitata fin dal periodo che precedeva l’arrivo del popolo romano. I Liguri, divisi i molte tribù, furono il popolo di riferimento. L’arrivo dei Romani ha poi cambiato i destini di questi luoghi che, dopo anni di lotte con i Liguri, cercarono con questi, di trovare una convivenza lasciando ai Liguri le terre ma di fatto sotto la giurisdizione di Roma. E’ con il periodo feudale che la vita di questi luoghi alimentò la storia. Si tratta di un territorio sul quale si incontrano e si confondono tradizioni, pratiche e dialetti differenti. Le origini di queste differenze provengono dal periodo feudale, un mosaico di potentati locali che si intrecciano con gli interessi della Repubblica genovese. Il territorio è posto lungo grandi vie di comunicazione commerciale: la Valle Stura, il Marcarolo, la Val Lemme e la Valle Scrivia. I luoghi si svilupparono e divennero importanti con l’aumento dei commerci tra pianura e mare. Qui vi sono alcuni luoghi che riportano toponimi che richiamano ai commerci: la cascina Saliera, la Pietra del Grano Il Colle di Praglia. Appena fuori dal parco la Cà dei Rossi adibita a luogo di sosta con spazi per il sale. Sulla via verso Genova so trova la Saliera. Da importanti luoghi, non solo di transito commerciale, divennero vie religiose importanti. Infatti, lungo le vie si formarono importanti insediamenti monastici. I monaci attivarono le prime attività agricole, uniti ai luoghi di culto  permettevano di avere funzioni itinerarie, di ospitalità, culto, scambio merci e controllo al tempo stesso. Un esempio è la Benedicta, oggi rudere in fase di valorizzazione.

Le cascine

Abbiamo citato la Cascina Saliera. Nel parco delle Capanne sono tipiche le tante cascine dislocate sia all’interno del Parco che nelle altre zone che ne fanno da contorno. Le cascine, tranne che per la località delle Capanne di Marcarolo, hanno da sempre composto l’ossatura abitativa. Erano case con gli spioventi pronunciati, i tetti a scandole di castagno, finestre piccole e col bordo. Lo, scalone di peso enorme sempre appoggiato alla casa per accedere alle parti alte della cascina.  La struttura è a due corpi (abitazione e stalla-fienile). Ebbero una funzione di sfruttamento del bosco, che costava tanta fatica ma con poco arricchimento dei proprietari.
Risorsa del territorio è stato il castagno. La diffusione del castagneto ha incentivato l’espansione delle unità abitative, ad usufruire anche delle risorse del bosco e per alimentare le colture per la sopravvivenza dei contadini ma anche per il commercio e la vendita. La castanicoltura ha imposto anche la disseminazione sul territorio dei numerosi seccatoi per castagne, gli “alberghi”, che, costruiti in adiacenza delle cascine o all’interno del bosco, popolano l’altopiano di Marcarolo e le sue pendici. Tutto questo sfruttamento boschivo era fatto nei limiti con la richiesta sempre più importante da parte della Repubblica Genovese. E’ con essa che aumentarono i guadagni che però finirono quasi tutti nelle tasche dei potentati di Genova e dei feudatari, soprattutto degli Spinola che subentrarono ai Fieschi. La richiesta di legname era diventata smodata. La Repubblica necessitava di legname per la costruzione delle navi e dei remi non solo. Lungo la Valle Stura vennero create alcune ferriere e vetrerie, mentre già al di là dei gioghi vi erano alcune cartiere. La via per il Passo della Bocchetta,  in questo tratto veniva chiamato della “Veèa”, nome che lascia intendere che esistevano delle vetrerie; una cava per l’approvvigionamento del materiale da fondere e la fornace viene indicata ai piedi del Monte Leco. Queste richiedevano quantità enormi di legno per alimentare le fucine. La importante richiesta di legname ha svuotato i monti del Marcarolo cambiando completamente l’habitat. E’ infatti evidente il contrasto tra le zone con e senza boschi dove,  nella maggior parte dei casi vengo alla vista le tante cascine. La situazione rimane invariata fino al primo dopoguerra quando la dismissione delle industrie, dovuta non solo dalla sempre meno richiesta di legname, ma anche dall’inesorabile impoverimento di alberi. Vi sono state anche infezioni che hanno impoverito i castagni tanto da flagellare la castagnicoltura. Tutto ciò ha costretto i proprietari delle cascine ad abbandonarle. Il passaggio a diroccamento è stato breve. Durante la guerra hanno anche avuto funzione di sede  di distaccamenti partigiani. Per chi avrà il piacere di percorrere le sterrate ed i sentieri, noterà che molte di queste cascine, soprattutto quelle che hanno conservato un buon stato di conservazione, sono state rifatte e sono belle cascine.

Itinerari da Ovada - prima parte

Storia e identità territoriale, comunicazioni e commerci, incastellamento medievale, artigianato e industria specializzata, viticoltura e turismo: sono questi i caratteri di un’area relativamente vasta, ma oggi più aggregata e smergica del passato. Situata alla confluenza dei torrenti Orba e Stura, Ovada, capitale storica della Valle dell’Orba, conta oggi 12080 abitanti. La città, che risale al X sec., passò ai Marchesi del Monferrato, alla Repubblica di Genova e quindi ai Savoia. Nel centro storico si possono apprezzare la Loggia di San Sebastiano, la chiesa di San Domenico, gli oratori di San Giovanni Battista e della SS. Annunziata, la casa natale di San Paolo della Croce. In Ovada operano laboratori artigiani e medie aziende nel settore del mobile e nell’industria metalmeccanica fine. Si possono acquistare dolciumi locali; vini tipici (come dolcetto e barbera), salumi. Uscendo a sud-ovest dalla città, si raggiunge Molare, dominato da un antico maniero eretto nel 1278. Dopo alcuni chilometri tra vigneti di dolcetto e luoghi panoramici, si giunge a Cremolino, borgo d’origine medievale, arroccato attorno al castello. Oggi in parte visitabile e caratterizzato da originali soluzioni architettoniche, il maniero possiede ancora il ponte levatoio di accesso. Da visitare, a Cremolino, il santuario della Bruceta, l’antico convento e la parrocchiale, le vie del borgo, le mura di cinta. Lasciato Cremolino, si segue il crinale della collina, con vedute panoramiche sulla Valle dell’Orba e sull’Appennino. Si approda al castello di Trisobbio, dopo aver percorso vie strette e passato sotto due caratteristici volti. Il fortilizio, che ha eleganti bifore e una torre alta e menata, sorge sul sedime dell’originale antico castello del XII sec. L’itinerario prosegue fra i vigneti di Montaldo Bormida, uno dei centri più rinomati per il vino dolcetto, e tocca Carpeneto. Anche qui sorge un castello medievale, anteriore al Mille, oggi restaurato. All’interno delle mura, si può visitare una chisetta dedicata a Sant’Antonio. Scesi a fondo valle, la strada riprende a risalire verso una collina, con emergenza di pietra calcarea. Sia arrva a Rocca Grimalda. Il borgo presenta edifici di origine medievale e la caratteristica chiesetta romana di Santa Limbania. Dal belvedere Guglielmo Marconi si osserva tutta la Valle dell’Orba. Il castello di Rocca Grimalda, che è collocato a picco sul corso dell’Orba, rivela evidenti restauri: da osservare la torre cilindrica e alcuni archetti in laterizio. Da segnalare la tradizionale danza popolare chiamata la “Lachera”, riproposta in occasione di più manifestazioni. Poco più a valle si trova Predosa, sul torrente Orba da visitare l’oratorio di San Sebastiano, del XVI sec., con affreschi del “Muto di Acqui”; interessante la processione per la Natività di Maria Vergine, che si snoda per le vie del paese, tra quadri viventi che rappresentano scene sacre. Attraversato il ponte sull’Orba, si giunge a Capriata d’Orba, ove si possono ammirare i resti di una massiccia torre quadrata.

Itinerari da Ovada - seonda parte

Dopo qualche chilometro s’incontra Castelletto d’Orba, paesino d’origine medievale, oggi meta significativa di turismo enogastronomico e luogo di piccoli insediamenti industriali. Il castello, del XII sec., ha pianta quadrangolare. A Castelletto d’Orba si apprezzano altri edifici medievali, la chiesa romanica di San Vincenzo all’interno del cimitero e un tratto dell’antica cinta muraria. Ritornando sulla sponda del torrente,si giunge a Silvano d’Orba. Il castello, del 1490, ha pianta quadrangolare, con torri e merlatura. Pocededendo verso Ovada,si approda a Taglilo Monferrato, situato in un dolce altopiano, fra vigneti e verde incontaminato. Il paese è dominato dal castello, tutt’attomo valorizzato da una serie di edifici d’epoca medievale, con viuzze e archivolti. Sede di iniziative culturali, di rassegne gastronomiche, di appuntamenti folcloristici, il castello è visitabile: sale con quadri antichi, preziosi arredamenti, una biblioteca, archivio, raccolte darmi, le cantine, cortili interni. Tra Genova ed il marchesato del Monferrato, Ovada e l’ovadese, legano la loro storia millenaria a guerre di confine ed ai commerci che fiorenti si sviluppavano tra la riviera Ligure e la pianura. Celebre per i suoi mobilifici e per i rinomati dolci, questa zona di ridenti colline si caratterizza per i vigneti di Dolcetto (tra i più rinomati vini rossi del Piemonte) e per i numerosi castelli che i signori feudali edificarono in varie epoche e che oggi si stagliano, come fieri e silenziosi guardiani di laboriosi paesini. Tagliolo, Lerma, Momese, Molare, Montaldeo, Trisobbio, Orsara, conservano ancora intatta la pianta medievale del centro abitato, tra strette viuzze costellate di botteghe che sorgevano ai lati del maniera nobiliare. Quello di Casaleggio su una rocca immersa nel verde fu scelto negli anni sessanta come sede delle riprese dei Promessi Sposi. E divenne il castello dell’Innominato. E quello tra la storia e la natura è un connubio che in qualche modo contraddistingue l’ovadese circondato dai placidi appennini che qui sono particolarmente selvaggi boscosi. 11 gioioso ribollire dei fiumi e dei torrenti interrompe il silenzio dei laghi e delle montagne, dove si possono risalire intere vallate incontrando di rado qualche vecchia cascina.

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PAESI | B

BELFORTE MONFERRATO – VALLE STURA

◾VIDEO: Belforte Monferrato

◾LE FRAZIONI: Lussito, Moirano, Ovrano

PAESI | C

CAMPO LIGURE – VALLE STURA

◾VIDEO: Campo Ligure

◾LE FRAZIONI: San Criste

PAESI | M

MASONE – VALLE STURA

◾VIDEO: Masone

◾LE FRAZIONI: Cappelletta, San Pietro, Val Masone, Val Vezzulla

PAESI | O

OVADA – VALLE STURA

◾VIDEO: Ovada

◾LE FRAZIONI: Costa, Gnocchetto, Grillano, San Lorenzo

PAESI | R

ROSSIGLIONE – VALLE STURA

◾VIDEO: Rossiglione

◾LE FRAZIONI: Garrone

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