La rosa dei venti
Un viaggio in bicicletta

Un giorno tra emozioni e profumi
Come potrei scrivere di vino, parlare della sua storia, delle viti, dei vigneti dell’Oltrepò Pavese?   …… questa è stata la domanda che mi sono posto dovendo appunto scrivere in questa parte del progetto. La risposta è stata, “non lo so davvero”. Scriviamo di tecnica di lavorazione nelle vigne? ….. non sono un agricoltore …. Scriviamo di tecnica di lavorazione del vino? ….. nemmeno quello ….. Scriviamo di vini e bottiglie di tecniche di assaggio? ….  Non sono un sommelier ….. Quale è l’argomento che mi possa indurre a scrivere qualcosa, quale è l’argomento che possa accattivare un biker, un escursionista o semplicemente uno che con la sua moto o la sua auto viene a fare una passeggiata in Oltrepò Pavese?
La risposta mi e’ venuta leggendo un libro; ne esistono tanti in commercio, che ti regalano nozioni tecniche sui gradi, acidità, salinità, colore, produttori e chi più ne ha più ne metta, ma questo mi ha acceso la scintilla “Storie de vini d’Oltrepò, uomini e donne che producono vino di qualità in aziende storiche dell’Oltrepò Pavese” di Mario Maffi-Lorenzo Nosvelli e fotografie di Massimo Sartirana. Voi direte “un altro libro sul vino”, in effetti è così, ma lo spunto che mi ha dato è stato quello di avvicinarmi a questo mondo con il giusto passo e la giusta considerazione che il vino deve avere.
La mia storia è comune a tanti giovani, che come me amavano gironzolare per le discoteche e i ritrovi di queste zone, poi tra lavoro e peripezie varie, gli anni passano, ma ricordo molto bene che allora il vino non mi piaceva tanto, era sinonimo di ubriacature.
Poi le cose cambiarono, ho incontrato una ragazza e con lei mi sono trovato a condividere passioni diverse e mi sono avvicinato al gusto ed ai piaceri della cucina e, naturalmente,  del vino. Ho conosciuto persone che condividevano questa passione ma sono rimasto sempre un poco dietro le quinte, forse mi sembrava che fosse un mondo troppo particolare, troppo specialistico.
L’incontro con Mario Maffi (enologo di pregiata fama, non solo in Oltrepò Pavese) è stato direi  definitivo, non perché sia diventato un sommelier, ma perché mi ha dato lo spunto per poter parlare e scrivere di vino. L’incontro è stato in piccolo ristorantino dove ho espresso la mia volontà di terminare questo sito web per gli amanti dell’escursionismo, e mi sono rivolto a lui per poter trovare un punto di unione tra il vino e la bicicletta. Mario tirò fuori un libro, “ecco guarda qui dentro troverai le risposte alle tue domande”, e quindi mi propose di passare una giornata con lui sulle strade d’Oltrepò. Con molta sufficienza pensai “ma conosco tutto di Oltrepò e di sentieri, cosa potrò vedere ancora?”, Pero, accettai e cosi, una volta avviatici con la auto, mi sono accorto che la faccenda non era come l’avevo pensata, e la mia desolante ignoranza è venuta fuori in brevissimo tempo.
Mario mi guidò verso la Cascina Gualdana (Campoferro), e vidi un viale di aceri che non avevo mai visto, di rara bellezza, poi ci portammo sulla strada che da Voghera va verso Stradella e lo sguardo volgeva sempre a destra, interminabili filari di vite, “ma come, sono stati sempre lì?” stupidamente gli dissi, al che lui con molta tranquillità rispose “certo”. All’improvviso capii cosa non ho fatto in precedenza, guardare, soffermarmi sulle bellezza di queste zone, un Oltrepò Pavese che avevo sempre visto di corsa e mai realmente osservati. Poi mi portò sopra Santa Giuletta per vedere un bellissimo albero monumentale, che purtroppo non ci fu permesso di vedere. In quel momento provai rabbia dentro di me, al pensiero di una tale bellezza fosse negata alla vista. Pensai alle tante bellezze, delle quali e’ ricco l’Oltrepo’ Pavese,  che vengono negate alla vista, come il Maniero di Montalto Pavese, o i tanti castelli, ormai privati. Al che’  Mario mi disse “abbiamo così tanto da vedere da stufarci” e così poco più in là, mi accorsi che le mura di cinta del Palazza, erano completamente ricoperte di una pianta che apparentemente sembrava fosse edera ma, con stupore, Mario mi disse ”sono capperi” , il che mi fatto riflettere su quanto spesso noi apprezziamo le cose belle specie se sono poste in particolare evidenza, e non ci accorgiamo che spesso vicino ad esse ve ne sono altre di particolare ed altrettanta bellezza, completamente ignorate.
Ci incamminammo di nuovo e mi guido’ lungo un sentiero in un piccola valle sotto Oliva Gessi, soffermandoci nei pressi di una botola dove mi invitò a sentire il profumo che ne usciva: era ed è una fonte sulfurea “fonte Camarà” e dissi “identica quelle di Garlazzolo e di Retoribo”. I ricordi andarono quindi a quando mio papà mi portava sulla Lambretta alle Fonti di Retorbido per assaggiare l’acqua che sgorgava dalle fontane, dall’inconfondibile odore di uovo marcio. Pensieri e ricordi che sono svaniti nel tempo, ma che oggi ritornano freschi e limpidi come se non fosse trascorso cosi’ tanto tempo.
Voi direte cosa c’entra tutto questo con il vino? Stessa domanda feci anche io a Mario e lui con calma serafica rispose “c’entra … c’entra”. E dove se non nella ricerca dei profumi dei colori dei sapori di questa terra antica, che ci porta ai tempi dei Romani, che con il passare degli anni e dei secoli ricorda, nel suo piccolo,  pienamente, la storia del nostro “Bel Paese”. Gli aromi ed i tanti sapori si intrecciano mantenendo comunque la propria identità, quasi a dare all’Oltrepò un motivo unico per un progetto unico, che possiamo trovare in tutto il paesaggio. L’Oltrepò Pavese trasuda di  vita contadina, di colori, di vita quotidiana della quale si distinguono gli aromi. L’Oltrepò Pavese vive molto con le viti ed in ogni luogo, ogni valletta, ogni pendio rivolto al sole, possiamo trovare i lunghi filari che si mescolano ai tanti alberi da frutto, terre ricche di sapori che la rendono particolarmente unica.
Mario il giorno dopo mi invitò nell’azienda dove lavora da tanti anni per “guardare” le viti e il vino da vicino. Cosi’ percorremmo i filari per scoprire i colori, i sapori che accompagnati dal vento e scaldati dal sole, si rincorrono lungo i pendii delle colline circostanti. L’erba che viene macinata tra i filari, le foglie, l’uva, piccoli  acini che regalano grandi emozioni; tutto tra i filari si sente, si assapora, e tutto cio’ ci pervade con sentore del lungo e faticoso lavoro dei braccianti nell’accompagnare il frutto alla vendemmia,  il lavoro di chi entra nella vigna, raccoglie acini su acini e controlla che tutto stia procedendo per il meglio; un lavoro atto a dimostrare che tutti abbiamo un superiore, a dettare i tempi, in questo caso il vento, la pioggia e il sole. L’enologo deve essere quindi prudente e  pronto  ad apportare correttivi amando e rispettando la propria terra. Se tutto ciò in Oltrepò raggiunge livelli di eccellenza è perché ci sono state persone che hanno dato amore a queste terre, che si sono prodigate con lungimiranza quando hanno piantato il primo tralcio di vite. Soffermarsi su tutto cio’, ed assaporare i sapori e gli odori, e’ il miglior consiglio che si possa dare a chi vuole avvicinarsi a questa terra.
Poi mi invitò ad uno dei tanti corsi di degustazione di vino e di piatti tradizionali. Ho potuto quindi immergermi nei profumi che uscivano da tanti barattoli (campioni usati ai corsi di degustazione per riconoscere  i profumi) e mi sono reso conto di  non riuscire a distinguerli,   eppure all’interno di quei barattoli c’erano cose che fanno parte della nostra vita quotidiana, a causa forse dall’appiattimento dei profumi e degli odori delle nostre citta’.  La stessa cosa e’ stata per il vino, bisogna chiudere gli occhi, odorare gli profumi che escono dal bicchiere, per poi gustarlo, quel tanto che basta a regalarci un’esplosione di sapori che, oltre a quelli che si possono gustare in  un vino buono, ci permettono di entrare in una dimensione fatta di ricordi, di immagini che entrano nella nostra mente insieme ai sapori ormai sopiti nei meandri del nostro cervello. Ecco cosa ci deve regalare il vino, la qualità e non la quantità, che qui in Oltrepò Pavese emerge ad ogni bottiglia che viene stappata.
Infine, dopo aver letto il libro che mi era stato regalato, mi sono accorto che all’interno di ogni sua  parola, emergevano tutti momenti passati con l’amico Mario: poche ore che hanno fatto emergere in me emozioni e  i sapori che vivono in  queste terre. Nel libro ho trovato il lavoro e la fatica di chi ha creduto in queste terre;  la vita dei grappoli che, gorgogliando all’interno delle botti, si trasformano in vino, la storia della vite in Oltrepò,  la tecnica ed il lavoro nelle cantine che da settembre diventano frenetiche pur mantenendo la calma e la saggezza necessaria ad ottenere risultati finali di eccellenza, quelle eccellenze ottenute dalle numerose Aziende VitiVinicole, che mescolano storia, sapori, bottiglie e cultura.