La rosa dei venti
Un viaggio in bicicletta

Un viaggio attraverso il sistema museale d'Oltrepò Pavese

Sulla mappa troverete la posizione geografica, immagini e video di tutti paesi e di tutti i monumenti delle Quattro Province.

Mulini

 

La storia dei mulini risale ai tempi antichi, tra i primi scritti che ne documentano la esistenza ed il loro funzionamento vi sono quelli di Vitruvio, nel trattato De Architettura (25 a.C.), che descrisse un mulino a ruota verticale, scritti antecedenti all'avvento dei mulini a vento. L'idea sarà venuta sicuramente guardando il moto dei torrenti e dei fiumi che oltre, a muovere le barche e canoe potevano muovere qualsiasi cosa, sarebbe bastato imbrigliare la forza dell'acqua per azionare macchinari  ed utensili. La sua applicazione pratica, venne utilizzata per almeno 2000 anni, fino all'era industriale, all'avvento dei motori a combustione e per l'energia elettrica e, per applicazioni artigianali, resistettero anche fino a qualche decennio fa, ne sono testimoni i tanti mulini ormai abbandonati, ma anche quelli ancora funzionanti che possiamo trovare girovagando per le valli delle Quattro Province. E' solo nel medioevo che il mulini ebbero uno sviluppo massiccio, sicuramente la fatica umana e quella animale era tanta dovendo spostare questi enormi massi di pietra per poter produrre grano macinato, così si diffusero in tutta Europa ed in Italia. Manco a dirlo i signori e nobili dell'epoca medioevale se ne impossessarono capendo la importanza che questo strumento dare in termini di ricchezza, con il mulino si produceva farina e qualsiasi prodotto della terra che poteva essere macinata, ma si poteva utilizzare gli ingranaggi del mulino per creare forza lavoro per i più svariati scopi. Spazio va riservato anche ai monaci che, tra i primi, utilizzarono nelle abbazie macchinari mossi ad acqua e qui nelle Quattro Province torna prepotente la figura di San Colombano.  E' solo con la trasformazione da economia feudale a quella comunale che arrivò la figura del mugnaio, che raccolse la eredità di questi luoghi producendo lavoro e farine come semplice professionista ed artigiano, pagando la  tassa per l'uso idrico. Il ruolo del mugnaio aveva comunque una importanza fondamentale nella economia di un paese, ed il mulino, grazie all'avanzamento tecnologico, permise l'incremento di altre attività che utilizzarono il suo moto e la sua forza, come segherie, fucine, conciature. Oggi dopo tanta tecnologia si tende a riscoprire i vecchi mestieri e le antiche tradizioni, forse perché scoprire che nelle proprie mani abbiamo sempre più dei pezzi di plastica o di ferro, freddi e forse anche brutti da vedere, al posto di un attrezzo di legno, caldo, vivo o di una macchina, si costruita di ferro, ma con la passione di buon artigiano che ne dava una forma da vero artista, può essere sicuramente un ritorno al passato ma anche una voglia di riscoprire l'artigianato. Non dimentichiamoci che ogni cosa che veniva costruita partendo anche dal'attrezzo più semplice, era costruita a mano, in un pezzo singolo ed unico, perché due dello stesso tipo non esistevano, quello che oggi noi chiamiamo  un pezzo di antiquariato unico, ecco allora senza saperlo si possedeva, e si usava un attrezzo unico e raro. Oggi ci accorgiamo che tutto questo manca ed allora nascono i musei che ci riportano al passato, ma tutta questa voglia di passato non deve essere ricondotta alla sola, ma pregevole, visita di un museo, perché destinata a sparire. Il mulino può rappresentare un ritorno ben visibile del lavoro di un tempo e di quanto eravamo legati a questi luoghi, che ci davano il pane e il lavoro. Un bel mulino ricostruito è senza dubbio un luogo per poter istruire scolari e chi con troppa facilità riconduce tutto in un telefonino o un ipad, che per la carità, hanno cambiato il mondo e lo hanno migliorato, ma sempre figli del dio tecnologico, che ci tempesta di novità. Sempre a correre siamo e forse quella ruota che gira lenta ed il rumore delle cinghie che muovono i palmenti, regalandoci con lentezza qualche mucchietto di farina, ci potranno far assaporare quanto il nostro tempo, che noi abbiamo voluto far scorrere veloce, sia invece lento fatto di secondi pieni di vita e di energia, tanta quanta in ogni singolo grano di frumento che viene trasformato in farina. Ridiamo vita ai mulini e riscopriremo quanto la nostra vita è legata alla terra e non alla tecnologia.

Mulini ad acqua

A ruota orizzontale
Rappresentano la prima tipologia di mulino con una ruota composta da un certo numero di pale.

A ruota verticale
La evoluzione del precedente con l'apporto di un ingranaggio che permette di variare i giri delle macine. A seconda di come l'acqua alimenta la ruota si possono classificare in :

Mulino "per di sotto" con ruota detta "a palette" dove l'acqua spinge le pale immerse nell'acqua.
Mulino "per di sopra" con ruota detta "a cassetta" dove l'acqua cade sulle pale sfruttando il peso della corrente, che riempie le cassette che si svuotano nel mezzo giro seguente.
Mulino "a metà" detta di "petto", con sofisticato sistema di incanalamento dell'acqua che dovevano colpire le pale.

Mulini a marea le maree riempivano grossi bacini d'acqua, che venivano svuotati al momento dell'abbassamento della marea, liberando una immensa quantità d'acqua che alimentava  le pale dei mulini.

Mulini galleggianti, grosse ruote montate sulle barche alimentate dalla corrente del fiume, se non dal vero le abbiamo viste sicuramente al cinema.

Mulini a vento, le grandi pale erano sostenute da strutture innalzate sulla torre di un castello o in cima ad una collina, al suo interno erano alloggiate le mole ed i meccanismi atti alla macinazione. Famosi sono i mulini olandesi e quelli spagnoli, chi non si ricorda della famosa opera letteraria dello scrittore Cervantes, il Don Chisciotte della Mancia. Sono i progenitori dei più moderne ed attuali pale eoliche che, oltre ad essere utilizzate per scopi legati alla energia pulita, sono anche contestati per il loro posizionamento che nella maggior parte dei casi arreca un danno irreparabile all'ambiente, alla fauna, e al turismo di tipo escursionistico.

Attrezzi e macchinari nella toponomastica più comune.
Molti di questi nomi cambiano a seconda del luogo e del dialetto usato, quindi ho cercato di raccogliere i dati più significativi ed avere un chiaro resoconto di quali fossero, e in alcuni casi sono ancora, i nomi degli attrezzi che usavo il mugnaio e le macchine che compongono il mulino.
Le parti a contatto con l'acqua sono: la "presa d'acqua" che garantiva l'apporto dell'acqua, le "paratoie" o "saracinesche" che permettevano di variare il flusso dell'acqua., le "canale" che convogliavano il corso dell'acqua, le "serrande" che garantivano l'uniformità del flusso scaricando l'acqua in eccesso, le "docce" che permettevano di colpire le pale o alimentare le cassette in modo adeguato all'uso e alla potenza che si richiedeva, infine il canale di scarico.

Le parti che costituiscono la ruota del mulino sono : l'albero, le razze con i bracci della ruota, le corone, le pale o le cassette a seconda del tipo di mulino sopra indicato.

Le parti che costituiscono i meccanismi del mulino si possono individuare :
Castello che rappresentava la ossatura che sorreggeva tutti i meccanismi
Le ruote dentate chiamate lubecchi che, a seconda del numero dei denti,  permettevano la variazione del moto trasmesso dalla ruota. a vari macchinari.
La lanterna o rocchetto, un altro tipo di ruota dentata somigliante ad una ruota a pale chiamate fusoli.
La nottola che serviva a sostenere il peso delle mole
La temperatoia che serviva a distanziare le macine.
La macina formata da due mole dette anche palmenti costituite da due grosse pietre di forma circolare.
Il coppo o cantarella che serviva a dirigere il grano verso le macine regolando la quantità.
La tramoggia posizionata sopra le mole ad alimentazione del grano da macinare.
Il pilaorzo, mola in porfido o di granito che veniva utilizzata per la sbucciatura dell'orzo.
Il pestello, usato al posto delle macine
Il maglio, un grosso martello usato per battere il ferro.
Il mantice usato per soffiare il fuoco ed alimentare il fuoco che serviva per rendere incandescente il ferro da lavorare.
L'arganello che serviva per sollevare soprattutto le macine da revisionare, operazione chiamata anche "battere mola"

Alcuni attrezzi che usavo il mugnaio: la "mancinetta", una specie di paranco che sosteneva la "stadera", che serviva per pesare il "sacco" di farina; la "sassola" la paletta per svuotare la cassa della farina e riempire il sacco, per la vendita.

Mulini nelle Quattro Province
L'acqua è sempre stata una ricchezza nel territorio delle Quattro Province, numerosi sono i rii, torrenti  e fiumi che, da più e diverse parti portano l'acqua al Po e al Mare ligure. Praticamente ogni villaggio, paese o città possedeva un mulino, e si possono contare praticamente con gli altrettanti corsi d'acqua che attraversano valli e vallette delle Quattro Province. In molti paesini i mulini potevano essere più di uno ed allora si arricchiva la specializzazione che portare a produrre farine, castagne, e cereali in genere e a produrre energia elettrica o ad alimentare le esigenze artigianali ed industriali dell'epoca. In alcuni paesini sperduti, ma no solo, il mulino alimentava una centralina che permetteva di produrre energia idroelettrica per la modesta illuminazione del paese e delle abitazioni, creando un significativo benessere, esempio è il mulino nel torrente Boreca, sul sentiero che unisce Bogli a Suzzi, mulino del tipo "Pelton". Nelle valli che alimentano lo Staffora ed il Curone, possiamo trovare ancora in buono stato di conservazione, molti mulini, altri, ma molto pochi, addirittura perfettamente funzionanti, un esempio su tutti i Mulino Pellegro a Casanova Staffora. I mulini della Val Curone e della Val Grue sono stupendamente descritti, arricchititi di fotografie, di storia e di meravigliose curiosità legate alle vicende storiche dei mulini, dal libro di Italo Cammarata "La Valle dei Mulini". Molti mulini sono in brutale decadenza e sfascio, testimoniata dalle mie escursioni in mountain bike, citandone uno su tutti, il Mulino Prenzone a Colleri, con una immensa ruota e i macchinari che si stanno sfasciando coperti dalle macerie del tetto caduto, macchinari che potrebbero ancora essere salvati. Molti altri mulini rimangono nella memoria dei luoghi che ormai si sono trasformati in abitazioni private, perdendo tutto ciò che rappresentava le fattezze del mulino, ne rimangono solo i tanti nomi di piccoli paesini che hanno ancora come suffisso "Molino". Nelle Valli Trebbia e Aveto, così come in tante valli delle Quattro Province, possiamo trovare molti mulini più o meno in buono stato, che a poco a poco stanno per essere rivalorizzati e, a fatica, riportati alla luce. Di seguito troviamo i mulini d'Oltrepò visitabili.

Brallo di Pregola, località Colleri, Mulino Prenzone

Brallo di Pregola, località Ponti

Cecima, Mulino Spalla

Menconico, località Casa del Lago,  Mulino di Varsaia

Menconico, località Riva, Mulino Spalla

Ponte Nizza, località Mulino del Conte

Romagnese, Mulino Costiola

Santa Margherita di Staffora, località Casanova Staffora, Mulino Pellegro, Museo didattico produzione farina

Santa Margherita Staffora, località Cegni, Mulino Del Biondo

Santa Margherita Staffora, località Fego, Mulino dei Cognassi

Santa Margherita Staffora, località Pianostano, Mulino di Negruzzo

Santa Margherita Staffora, località Lago, mulino

Voghera, "Molino Quattro Ruote" ora "Molini di Voghera spa"

Zavattarello, località Le Moline, Antico Mulino